A mali estremi, estremi rimedi. Dopo l’episodio dell’amo da pesca nel piatto della piovra, trovato due settimane fa alla mensa Piovego da uno studente in pausa pranzo, l’Esu ha contattato il fornitore e ha chiesto spiegazioni. Risultato: non solo l’azienda ha ricostruito l’iter del prodotto e ha riconosciuto l’errore, ma ha anche annunciato che d’ora in poi scandaglierà il pescato con un metal detector per trovare eventuali corpi estranei e rimuoverli dalla pietanza. La vicenda era venuta a galla sulla pagina Facebook «Insulted Unipd», grazie alla foto di uno studente che denunciava la presenza di un amo tra i tentacoli del mollusco. Nell’immagine in effetti si vede la sagoma di un piccolo gancio nero, simile agli ami usati dai pescatori. «L’ho trovato infilato nel pezzo di piovra, per fortuna me ne sono accorto prima di iniziare a mangiare e non mi sono ferito», ha detto il ragazzo, che ha segnalato subito l’insolito ritrovamento al personale della Piovego.
L’Esu, l’azienda regionale per il diritto allo studio che gestisce il servizio di ristorazione nelle mense universitarie, non si è fatta intenerire dallo scampato pericolo e ha deciso di fare piena luce sull’accaduto, tanto da spedire subito una lettera di contestazione al fornitore dei prodotti ittici (la Ricci srl di Cesenatico). Oltre alle polemiche sui rischi per la salute, la vicenda sollevava anche un dubbio sulla pesca della piovra: da dove saltava fuori quell’amo? Era finito nel mollusco in mare aperto o durante il confezionamento? La risposta non si è fatta attendere: l’azienda romagnola infatti ha spiegato che il polpo proveniva da una partita di pesca a strascico, effettuata con un particolare tipo di rete che contiene dei piccoli ganci simili agli ami.
Insomma, il fornitore ha escluso la contaminazione con altri pesci e ha chiarito che il gancio sfuggito ai controlli appartiene proprio alla rete usata per pescare la piovra. L’Esu però ha chiesto anche di prendere delle contromisure per evitare di ripetere il pasticcio, col risultato che l’azienda passerà il pescato al setaccio con un metal detector come si fa con i passeggeri in aeroporto.
Il Corriere del Veneto – 21 febbraio 2018