Da una parte il cercare di mettersi alla pari con i comandamenti del Piano socio-sanitario veneto scritto nel 2012, dall’altra il tentativo di omogeneizzare tre storie diverse che da un anno si sono fuse. In mezzo, la «buona salute, in alcuni casi sopra la media regionale» dell’Ulss 6 Euganea, dal primo gennaio 2017 l’unica Ulss dei padovani: un milione di potenziali pazienti. A scattare la fotografia per conto della Cgil di Padova è stata la dottoressa Barbara Bonvento, ricercatrice di Ires. «È stato un processo positivo ha sentenziato nonostante ci sia un ritardo nell’attuazione del piano socio-sanitario regionale. Gli effetti si vedranno nel medio-lungo periodo. Noi abbiamo unito i dati delle tre Ulss che ora compongono l’Ulss Euganea (ovvero l’ex Ulss 16 di Padova, l’ex Ulss 15 dell’Alta Padovana e la ex Ulss 17 della Bassa Padovana, ndr): iniziando da qui siamo stati in grado di stabilire il punto di partenza della nuova Ulss. Che è buono, in alcuni casi sopra la media regionale». La ricerca ha tenuto presente quattro indicatori: la capacità di risposta, la qualità, l’appropriatezza e l’efficienza. Il punteggio più alto, in una scala da 1 a 10, l’Ulss governata da Domenico Scibetta l’ha ottenuto nella capacità di risposta, cioè nell’efficacia di rispondere ai bisogni della popolazione: capitolo in cui la nuova Ulss si è guadagnata 6,87 decimi. Bene anche per quanto riguarda l’appropriatezza (5 su 10) e la qualità (3,6) che assieme valutano il livello e le modalità di raggiungimento dei risultati ottenuti. Voto vicino alla media veneta anche per l’efficienza (4,9) che analizza la dotazione di risorse e il grado di efficienza gestionale delle Ulss. A far da zavorra dell’Ulss 6 Euganea, l’ex Ulss 17 della Bassa Padovana, che in partenza fa segnare livelli più bassi in fatto di qualità e di efficienza. «È alto però il livello di capacità di risposta – continua la ricercatrice Bonvento – a fronte di una domanda altissima soprattutto per via di un indice di vecchiaia più alto di tutta la provincia. Pesa poi il project financing con cui è stato costruito l’ospedale unico di Schiavonia che ogni anno costa 28 milioni». Fiore all’occhiello invece la sanità nell’Alta Padovana, dove tutti gli indicatori superano le medie regionali. «Siamo lenti nel rispondere a quanto chiesto dal piano regionale del 2012. Quest’anno avremmo dovuto raggiungere l’80% delle medicine integrate di gruppo, ma siamo fermi al 20», è la sintesi delle difficoltà tracciata da Aldo Marturano, segretario generale della Cgil Padova. Una sfida che l’Ulss 6 ha colto: «Vogliamo omogeneizzare i servizi, aumentare gli scambi tra i professionisti per dare maggiori risposte ai pazienti», annuncia Daniela Carraro, direttore dei servizi socio sanitari dell’Ulss 6. (Nicola Munaro)
IL GAZZETTINO – Domenica, 18 febbraio 2018