Telecamere in corsia, collegate direttamente con la Questura. Oppure agenti di sicurezza privati, come nelle gioiellerie e nelle banche. Sono le due ipotesi che potrebbe prendere in considerazione la Regione Veneto per far fronte all’allarme che arriva da medici e infermieri, soprattutto quelli in servizio al pronto soccorso. A smuovere le acque è stata la grave aggressione subita da Davide Tosi, camice bianco di 55 anni, una vita (lavorativa) nei reparti di primo intervento. Mercoledì pomeriggio, al pronto soccorso di Legnago (Verona) un paziente con problemi psichiatrici lo ha preso ripetutamente a pugni, causandogli ferite al volto per una prognosi di 50 giorni. Un caso estremo, certamente. Ma come ha dichiarato lo stesso medico al Corriere di Verona, tutt’altro che isolato: lo stesso dottore ha denunciato altre tre aggressioni in dieci anni, l’ultima all’ospedale di Bovolone lo scorso anno. E nei nosocomi di Verona, l’episodio è il terzo da inizio anno, altri due sono avvenuti al Fracastoro di San Bonifacio. La questione verrà affrontata in sede di giunta regionale. «Stiamo studiando contromisure, anche se è prematuro entrare nel dettaglio – afferma l’assessore alla Sanità, Luca Coletto – confido di essere in grado di affrontare presto la questione a palazzo Balbi». I provvedimenti al momento sono solo teorici ma si parla di un rafforzamento del circuito di videosorveglianza, già presente, del resto in molte aree degli ospedali. Allo studio, una connessione diretta con le forze dell’ordine. Coletto non esclude il ricorso alla vigilanza privata. «La questione – fa sapere – è presa seriamente. Al medico aggredito va tutta la nostra solidarietà: episodi del genere non devono più ripresentarsi».Sulla questione non intendono mollare le sigle sindacali, che da giorni stanno facendo pressioni sulla dirigenza. Mercoledì ci sarà un incontro delle sigle della sanità e della funzione pubblica. Verrà messa ai voti anche la possibilità di fare una campagna di sensibilizzazione in corsia. Insomma, potrebbero spuntare, accanto agli avvisi che sottolineano il divieto di fumare e i cartelloni che invitano a spegnere il cellulare anche quelli contro «la violenza sugli operatori sanitari». La posizione dei sindacati è stata ribadita anche con un comunicato «Da anni – vi si legge – al Pronto Soccorso di Legnago medici ed infermieri coprono carenze organizzative importanti per dare risposta ai bisogni della popolazione. Li si faccia lavorare in sicurezza».
Il Corriere del Veneto – 18 febbraio 2018