La scalata sulla vetta dell’autonomia è ormai ad un passo dalla cima. Ci vorrebbe una mezza catastrofe istituzionale per ruzzolare giù, tornando di nuovo al campo base. Lo confermano gli sherpa al lavoro in queste ore sull’ultima bozza trasmessa lungo l’asse Roma-Venezia, quella messa a punto dal governo (e anticipata ieri dal Corriere del Veneto ) che recepisce le istanze avanzate la settimana scorsa dal Veneto e dalla Lombardia. E lo conferma, indirettamente, anche la convocazione urgente per oggi, alle 12.30, a Venezia, della Consulta per l’autonomia, dove con ogni probabilità verrà diffuso e discusso proprio il nuovo testo.
«Il negoziato col Veneto sta proseguendo in queste ore per gli ulteriori e necessari approfondimenti» è lo scarno commento del sottosegretario per gli Affari regionali Gianclaudio Bressa, che da quando si è entrati nella fase cruciale della trattativa, ossia la scrittura dell’accordo, si è autoimposto un granitico silenzio «rispettoso del lavoro di tutti». Più entusiasta, per quanto egualmente criptica, la dichiarazione del governatore Luca Zaia: «Lo scambio di bozze va avanti positivamente: è sparita la spesa storica e abbiamo salutato con favore la compartecipazione su più tributi, laddove prima se ne considerava uno soltanto».
Nel nuovo documento preparato dal governo, infatti, l’articolo clou è certamente il numero 4, quello dedicato alle risorse (finanziarie ma anche umane e strumentali) necessarie per permettere alla Regione di fronteggiare le nuove competenze. L’articolo attribuisce alla futura commissione paritetica Stato-Regione il compito di stabilire le risorse necessarie in termini di: «compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio»; «spesa sostenuta dallo Stato nella Regione riferita alle funzioni trasferite o assegnate»; «fabbisogni standard che dovranno essere determinati entro un anno dall’approvazione dell’intesa che progressivamente, entro 5 anni, dovranno diventare, in un’ottica di superamento della spesa storica, il termine di riferimento in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio».
Zaia risponde, pur senza nominarlo e senza polemizzare, anche al collega lombardo Roberto Maroni che mercoledì, ne aveva criticata la strategia: «Zaia è partito da una base molto forte, da richieste molto elevate, che possono mettere in discussione l’accordo – aveva detto Maroni -. La strada scelta dal Veneto di trattare su tutte le 23 materie non credo sia giusta e utile ma sono ottimista che arriverà a firmare con noi alla fine di febbraio». Zaia si schermisce: «Io rischio sempre di fare la parte del cattivo ma bisogna far rispettare la decisione di due milioni e mezzo di veneti; non cerco la rissa, voglio essere costruttivo fino all’ultimo». Quindi ha ribadito una volta di più: «Se il governo accetta le nostre istanze noi firmiamo subito». Il che, a leggere la nuova bozza spedita da Roma a Venezia, è esattamente ciò che sta accadendo, anche se molto lavoro si dovrà fare sulle cinque materie: istruzione, lavoro, sanità, ambiente e rapporti con l’Ue.
E proprio sul fronte delle materie il governatore insiste: «Noi non molliamo nulla su tutte le 23 materie previste dalla Costituzione». E la deputata dem Simonetta Rubinato lo sprona: «Fa piacere che il governatore della Lombardia si preoccupi del nostro destino, ma i veneti sanno badare a se stessi. Zaia firmi solo quando avrà ottenuto il miglior risultato possibile. Niente nozze coi fichi secchi».
IL Corriere del Veneto – 16 febbraio 2018