La Commissione europea ha illustrato ieri a Bruxelles senza pietà le difficilissime scelte che i Ventisette dovranno compiere nei prossimi mesi quando saranno chiamati a negoziare il bilancio comunitario 2021-2027. Non solo dovranno essere decise nuove priorità, ma secondo l’esecutivo comunitario sarà necessario ridurre le spese nell’agricoltura e nella coesione, aumentare i contributi nazionali così come le risorse proprie dell’Unione, per esempio con l’imposizione societaria.
«Non dobbiamo ripetere la sfortunata esperienza del 2013 quando l’accordo sull’attuale bilancio è stato adottato con molto ritardo – ha avvertito in una conferenza stampa il commissario al bilancio Günther Oettinger – se ci fosse nuovamente questo ritardo oltre 100mila progetti finanziati dall’Unione non potrebbero partire per tempo». In vista di un vertice europeo dedicato il 23 febbraio alla questione del prossimo bilancio, Bruxelles ha pubblicato una lista di priorità.
Le nuove (o vecchie, ma aggiornate) priorità sono il controllo delle frontiere, la difesa e la sicurezza, la mobilità dei giovani, il finanziamento della rivoluzione digitale, la ricerca e l’innovazione, una linea di bilancio della zona euro, la politica di coesione. Come ha spiegato il commissario Oettinger, si tratta di «un menù dal quale scegliere». Per ogni capitolo, la Commissione europea spiega nella sua documentazione inviata ai Ventisette come e perché aumentare o rivedere l’uso delle risorse.
Tradizionalmente, il bilancio comunitario è occasione ogni sette anni per difficili negoziati diplomatici (l’adozione è all’unanimità). Questa volta, la partita appare ancora più complessa per via della decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione. I Ventisette saranno chiamati a compensare il mancato contributo britannico e aumentare la stessa taglia del bilancio per venire incontro alle nuove esigenze comunitarie. Attualmente il bilancio è pari a circa l’1% del Prodotto interno lordo dell’Unione.
Per coprire un buco di 15 miliardi di euro provocato da Brexit, Bruxelles propone nuove fonti di risorse proprie: oltre dall’Iva e dai dazi, contributi potrebbero giungere dal signoraggio, dal mercato delle emissioni, e dall’imposizione societaria (da cui si potrebbe ricavare 21-140 miliardi di euro in 7 anni). «I Ventisette dovranno riflettere seriamente a cosa vogliono fare», ha detto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, che ha parlato comunque di tagli «non brutali» ad agricoltura e coesione.
Alla luce dei risultati del vertice della settimana prossima, un formale progetto di bilancio verrà presentato ufficialmente in maggio. Interessante è quanto il commissario Oettinger ha detto dell’idea di imporre maggiore condizionalità all’uso dei fondi strutturali, legandoli al rispetto dello stato di diritto (lo sguardo corre alla Polonia e all’Ungheria). «I servizi giuridici – ha detto – stanno studiando la cosa e in base alle richieste dei Paesi membri faremo delle proposte».
La presentazione di ieri ha riguardato anche le future elezioni europee. Durante una conferenza stampa, sempre il presidente Juncker ha difeso ancora una volta l’idea che ogni partito abbia un capolista che sia candidato ufficiale alla presidenza dell’esecutivo comunitario (Spitzenkandidaten). Così fu nel 2014, e così creda debba essere anche nel 2019 lo stesso Parlamento europeo. Il metodo non piace però alla Francia del presidente Emmanuel Macron.
L’obiettivo è sempre di rafforzare il legame tra l’elettorato e Strasburgo. In questo senso, la Commissione esorta a imporre ai candidati di presentarsi agli elettori in quanto rappresentanti di partiti politici.
Infine, a lungo termine, il politico democristiano si è anche detto favorevole a un taglio del numero dei commissari e all’unificazione delle due principali cariche, presidente del Consiglio europeo e presidente dell’esecutivo comunitario. «Non sono favorevole a un superstato europeo», ha assicurato l’ex premier.
Beda Romano – Il Sole 24 Ore – 15 febbraio 2018