Controlli sui livelli di Pfas nel sangue anche per operai e impiegati delle Cartiere Burgo di Sarego. «È solo una proposta, per ora, che abbiamo rivolto all’Usl 8 Berica e allo Spisal: una verifica analoga a quella che è in corso nei lavoratori della Miteni di Trissino» spiega il sindaco di Sarego Roberto Castiglion. Le Mamme No Pfas proprio ieri mattina hanno manifestato davanti al municipio per sensibilizzare sul tema: «Alla cartiera si fa ampio uso di vapore, vogliamo garanzie che non ci siano conseguenze sul territorio e sulle persone» chiedono i cittadini.
Più di un centinaio, ieri, le mamme e i papà che hanno manifestato in piazza a Sarego. Presenti delegazioni anche da Montagnana (Padova) e da altri comuni della cosiddetta zona rossa tra Vicenza, Verona e Padova: «Siamo solidali con le mamme di Sarego, anche noi a Montagnana protestiamo con forza contro la recente decisione del Comune di non usare acqua di bottiglia per cuocere i cibi nella mensa scolastica» ha spiegato una mamma padovana. Il senso della manifestazione è «sensibilizzare il Comune e gli enti preposti – ha aggiunto Naike Scatton, una mamma di Sarego fra le organizzatrici – le analisi sui nostri ragazzi riportano dati allarmanti. Chiediamo al gestore idrico Acque Venete di cambiare i filtri con più celerità e regolarità. Abbiamo chiesto anche al Comune un filtro in più nella mensa scolastica». E poi c’è la preoccupazione per il vapore, manifestata dal comitato al sindaco in prima persona: «Sul filtro in più in mensa dovremo fare delle valutazioni, in questo momento le analisi sull’acqua consultabili quotidianamente online danno risultati positivi – osservaCastiglion – per quanto riguarda il vapore, non c’è un “camino” nella cartiera di Sarego quindi la risposta migliore è verificare le condizioni di salute dei lavoratori dell’azienda, in modo analogo a come si è fatto in Miteni. Abbiamo formalizzato la proposta all’Usl, che poi dovrà decidere. Il nostro ovviamente è solo un suggerimento». Ma Nicola Dall’Acqua, coordinatore regionale ambiente e salute precisa: «Non c’è acqua più controllata e sicura di quella zona rossa: gli enti gestori hanno avuto chiare indicazioni: zero Pfas».
Intanto la mobilitazione non si ferma. Le mamme No Pfas dell’Ovest Vicentino hanno già in programma per sabato un sit-in a Trissino, davanti alla Miteni, portando delle torte fatte in casa da vendere: «I fondi raccolti andranno ad aiutare l’industria, costretta a ricorrere al Tar» ha dichiarato ironicamente Michela Piccoli, fra le organizzatrici. L’industria chimica che in passato produceva Pfas a catena lunga ha quantificato in 98,5 milioni i costi che sarebbe costretta a sostenere con il piano di lavori disposto da Regione e Arpav. «Il 15 gennaio – fanno sapere dall’azienda – Miteni ha inviato un cronoprogramma di attività per una ulteriore caratterizzazione (la verifica della presenza di un microorganismo in un campione di materiale, Ndr ) dei terreni sulla base di quanto richiesto dalla conferenza dei servizi. Un piano che è molto più accurato della perforazione 10 metri per 10, che richiede tempi lunghissimi e terminerebbe nel 2035: il piano Miteni può essere realizzato in un tempo molto più breve, prevede centinaia di metri di scavi con 122 trincee che sono in grado di trovare anche eventuali rifiuti piccoli attraversando le aree».
Il Corriere del Veneto – 21 gennaio 2018