L’Agenzia delle Entrate le trattiene 300 euro al mese dallo stipendio. Lei si rivolge prima ai sindacati, poi a uno studio legale. G. F., 64 anni di Belluno, lavora all’Agenzia del Territorio (ex Catasto ora accorpata all’Agenzia delle Entrate). Da quando ha scoperto di avere un cancro al seno, nel 2009, la sua vita si è trasformata in un incubo. Non solo per la malattia, l’intervento e le sessioni di chemioterapia ad Aviano (Pordenone). E neanche per la decurtazione, legittima, del 50% dello stipendio ricevuto durante la sua assenza dal lavoro. È una legge che si applica ai dipendenti statali che si prendono un periodo di malattia dai 12 ai 18 mesi. G.F. era rimasta a casa da dicembre 2009 a luglio 2011. Poi era tornata al lavoro.
La beffa nel 2013 quando la Direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate a Roma aveva chiesto alle sedi regionali di attuare la normativa dell’ex ministro Brunetta. «È una legge per i dipendenti pubblici assenteisti — spiega Gianluca Della Giacoma, segretario Fp Cgil — Viene trattenuta una parte dello stipendio per i primi dieci giorni di malattia, poi nient’altro dall’undicesimo. I giorni in cui G.F. si recava ad Aviano, una volta a settimana, sono stati considerati interruzioni della malattia».
Secondo l’Agenzia delle entrate, la donna non sarebbe stata assente dal lavoro 18 mesi, ma avrebbe fatto tante brevi assenze. Da luglio 2017 è costretta a pagare ciò che le sarebbe stato dato indebitamente: 300 euro al mese.
«Un’applicazione impropria della legge — ha continuato Della Giacoma — Lo abbiamo già detto a Venezia, ma non ci hanno ascoltati. Ormai sono stati trattenuti 2.100 euro».
G.F. lavora da 40 anni. Prima del 2009 non si era mai assentata per lungo tempo dal lavoro. Per un errore burocratico ora subisce una decurtazione mensile di 300 euro dallo stipendio.
«Oggi (ieri, Ndr) siamo andati dal legale a formalizzare la diffida nei confronti dell’Agenzia — ha concluso Della Giacoma — Chiediamo che venga interrotta questa pratica scorretta e che si riescano a recuperare le somme trattenute ingiustamente finora. G.F. è psicologicamente sfinita. Valuterà se chiedere anche i danni morali». (Davide Piol)
CORRIERE DEL VENETO – Giovedì, 18 gennaio 2018