Carlotta Trevisan, 9 anni, a fine luglio è stata in campeggio con la parrocchia, in montagna a Laggio di Cadore, provincia di Belluno, dove con molta probabilità ha contratto la sindrome emolitico-uremica (Seu), legata a un’infezione intestinale.
Il suo sorriso si è spento la mattina del 30 dicembre, dopo quattro mesi di ricovero all’ospedale di Padova. E ora, dopo il dolore e la disperazione, si aprono interrogativi sulle potenziali carenze igienico-sanitarie all’origine dell’infezione.
Tanto più che non si tratta del primo caso, negli ultimi mesi, nel nostro Paese. Lo scorso agosto una bambina di 2 anni di Corato, Bari, ha perso la vita sempre per la Seu. E un’altra bimba di 18 mesi, in vacanza nel Salento, si è salvata per miracolo.
La sindrome Seu è una malattia rara ma che, soprattutto nei primi anni di vita, costituisce la causa principale di insufficienza renale acuta nell’infanzia. Nell’80 per cento dei casi è determinata da un’infezione intestinale scatenata da particolari ceppi del batterio Escherichia coli legata agli alimenti. La via più comune di trasmissione dell’infezione, infatti, è quella oro-fecale. È dunque verosimile che la piccola Carlotta abbia avuto contatti con cibo e acqua contaminati.
Le verifiche nei campeggi estivi hanno rivelato che in alcuni casi si tratta di strutture occasionali, non dotate di tutte quelle attrezzature indispensabili per la perfetta conservazione dei prodotti alimentari. Prima ancora della fase della preparazione del cibo sussiste infatti il problema delle celle frigorifere non idonee al mantenimento delle temperature necessarie. Ma è stata anche riscontrata una carenza nel metodo. Come quando, ad esempio, non vengono rispettate le regole di refrigerazione per evitare contaminazione tra prodotti vegetali e animali.
E intanto la sindrome della Seu rappresenta un problema. In Italia tra il 1988 e il 2010, l’Istituto superiore di Sanità ha evidenziato 710 casi, con un tasso annuale medio di incidenza di 0,35 nuovi casi per 100.000 abitanti in età pediatrica. I tassi più elevati si riscontrano nelle regioni del Nord (Valle d’Aosta 1,06, Veneto 0,57, Piemonte 0,55, Lombardia 0,52, Trentino e Bolzano 0,43), mentre al Centro-Sud la regione più colpita è la Campania (0,39 casi per 100.000 bambini). Il picco di incidenza in Italia è a luglio e agosto, come gli episodi in Puglia, e quest’ultimo drammatico in Veneto, sembrano confermare.
Tratto da La Stampa – 2 gennaio 2018