Protestano oggi, martedì 12 dicembre, in tutta Italia i sindacati della dirigenza medica, compatti nel dire “no” ai tagli del Fondo Sanitario Nazionale e alle carenze di personale in corsia, che non risparmiano il Veneto.
Negli ospedali dell’Usl di Marca i medici incroceranno le braccia per 24 ore, contrari alla piega presa dalla sanità regionale: dove il clima è da “caserma”. Nonostante la mobilitazione saranno garantiti i contingenti minimi per le prestazioni urgenti e le emergenze, a rischio cancellazione invece visite ed esami programmati. «Abbiamo stabilito la copertura dei servizi essenziali del Pronto Soccorso e gli interventi non differibili. L’utenza che doveva effettuare interventi programmati magari extra orario, che sono saltati, è stata avvertita per assegnare un’altra data utile» fa sapere il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi.
Il malumore da parte dei medici è andato però aumentando nelle scorse ore. Grida al sabotaggio e promette azioni legali il sindacato dei dirigenti medici Anaao Assomed che punta il dito contro l’Usl di Marca.
«L’azienda sanitaria trevigiana non fa eccezione. Ci sono arrivate segnalazioni da tutto il Veneto di comportamenti scorretti da parte delle aziende sanitarie che hanno comandato in servizio il doppio o il triplo del personale previsto in caso di sciopero: un evidente tentativo di boicottaggio» denuncia Adriano Benazzato, segretario regionale Anaao Assomed, che protesta insieme a Cimo, Aaroi Emac, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Fm aderente Uil Fpl. Alla base della mobilitazione la situazione in cui versano molti reparti.
«Gli ospedali della Marca hanno da sempre un organico tarato in maniera molto ottimizzata: questo significa che ogni piccola carenza che si crea, dal pensionamento alla maternità, genera gravi sofferenze» denuncia Massimo Fornaini, segretario dell’Anaao per l’Usl di Marca.
Le criticità maggiori riguardano i reparti del Ca’ Foncello ad alta intensità di assistenza, – Area Medica e Geriatria – quest’ultima finita sotto la lente della Procura per una serie di problematiche igieniche e di qualità del servizio.
Altro nodi i ricoveri notturni e il soprannumero di letti che il personale del Ca’ Foncello deve gestire. «Il tema è sul tavolo da anni e con il tempo i disagi si acuiscono perché i pazienti aumentano e le dotazioni organiche sono sempre più scarne, mettendo in difficoltà i medici di guardia e allungando le attese al Pronto Soccorso» aggiunge Fornaini.
Altra questione: il rapporto tra il polo hub del Ca’ Foncello, riferimento regionale e gli ospedali spoke della provincia di Treviso.
«Siamo arrivati a un punto in cui si fatica a garantire il sistema di prestazioni d’opera dell’ospedale maggiore verso gli altri ospedali. Sono state fortemente limitate le consulenze effettuate dagli specialisti del capoluogo a favore delle strutture del territorio» evidenzia Fornaini.
A far sentire la loro voce anche gli anestesisti trevigiani che fanno i salti mortali per garantire prestazioni quali l’epidurale e la Terapia del dolore. «Puntiamo al rinnovo del contratto nazionale fermo da 8 anni e chiediamo maggiore attenzione verso i giovani medici neolaureati. Non c’è ricambio generazionale, il risultato sono turni massacranti e impossibilità a erogare i Livelli essenziali di assistenza» spiega Paride Trevisiol, rappresentante aziendale Arooi-Emac per l’Usl 2. Al Ca’ Foncello «ci stiamo battendo nell’interesse dei cittadini per mantenere la nostra sanità realmente pubblica».
LA TRIBUNA DI TREVISO – Martedì, 12 dicembre 201