A breve chi abita in uno dei 21 Comuni della cosiddetta zona rossa cuore dell’inquinamento da Pfas, potrebbe imbattersi in tecnici del Dipartimento della protezione civile intenti a effettuare sopralluoghi. Il loro obiettivo è quello di ricostruire il quadro dell’emergenza da sostanze perfluoro-alchiliche, la situazione in cui versa l’ambiente, le condizioni di salute dei residenti di quelle zone, oltre che tutte le azioni messe in campo fino ad oggi dalle istituzioni, dalla Regione ai gestori del servizio idrico, toccando tutti i diversi fronti. Queste indagini sono propedeutiche alla dichiarazione dello stato di emergenza e quindi alla nomina di commissario.
FINALMENTE IL VIA. Questo è quanto è stato stabilito a Roma dopo che, a inizio settimana, il presidente del Veneto, Luca Zaia ha contattato il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. Come più volte richiesto dal la Regione, è stata finalmente aperta la procedura tecnica per verificare se l’inquinamento da Pfas sia una emergenza ambientale nazionale o meno. Al termine, se la valutazione come si ipotizza sarà positiva, sarà nominato il commissario. Questo consentirà di muoversi con poteri straordinari e con rapidità. Un esempio concreto? Il commissario potrà districarsi con agilità all’interno delle norme in vigore per snellire le procedure ed arrivare in breve alla realizzazione e messa in esercizio dell’acquedotto “alternativo” per continuare a garantire acqua “Pfas zero” alla zona rossa. Un progetto per il quale il Governo si era già impegnato a stanziare 80 milioni di euro che sono però ancora fermi al ministero dell’Ambiente e che, per colpa di passaggi burocratici e regi decreti, rischiano di non essere mai erogati. Anche ieri in Consiglio regionale Zaia, parlando nell’ambito dei conti di previsione, ha fatto il quadro sul tema: «La Regione – ha dichiarato – ha preso il toro per le corna, facendo in modo cioè che chi abita in zona rossa e apre oggi il rubinetto abbia a disposizione un’acqua che è certificata. Abbiamo volutamente evitato le autobotti per puntare su un innovativo sistema di filtraggio per affrontare una situazione di grande emergenza. Un sistema che poi estenderemo a tutto il Veneto perché il problema dei nuovi inquinanti esiste. Come a dire, non ci prenderanno più in contropiede. Al presidente della commissione d’inchiesta, Manuel Brusco (M5s) poi suggerisco di mettere tutto online così che tutti possano rendersi conto di quanto è stato fatto. Anche i tanti contestati carotaggi in casa Miteni: se si sono fatti è grazie ad una delibera della Regione. Al Governo ho poi rinnovato il mio appello, e so che non resterà inascoltato, per la nomina di un commissario che ci consentirà di essere più operativi. Io lo sono stato per l’emergenza dell’alluvione nel 2010. Ho poi dato mandato ad un prefetto per evitare problemi di sorta visto il mio ruolo. Ma è servito. Ora mi auguro che anche per questa emergenza arrivi un tecnico a cui verrà affidata tutta la gestione della partita per chiuderla in fretta».
COMMISSARIO IN PECTORE Dopo i contatti con il capo Dipartimento Borrelli e lo stesso Zaia c’è la conferma del Dipartimento che sono stati stabiliti tempi e modi per effettuare i sopralluoghi nel Vicentino per istruire la richiesta di emergenza nazionale. Richiesta che era stata formalizzata tre mesi fa dalla Regione. Solo alla fine della procedura di verifica si potrà procedere con la dichiarazione dello stato emergenziale e quindi con la nomina del super commissario. In pole position per questo incarico c’è Nicola Dell’Acqua, direttore generale dell’Arpav: 52 anni, agronomo originario di Castelnuovo del Garda. Da tempo riveste incarichi importanti anche a livello nazionale: Guido Bertolaso l’aveva nominato direttore della Protezione civile nazionale. Incarico che ha conservato anche con il cambio alla guida della Protezione civile con Franco Gabrielli.
Il Giornale di Vicenza – 7 dicembre 2017