Quell’esemplare di pastore tedesco era lasciato fuori, al freddo e alle intemperie, e con troppo poco da mangiare rispetto al suo appetito. I carabinieri ne sono convinti, tanto che hanno sequestrato il cane, affidandolo alle cure dei veterinari. La procura ha convalidato il provvedimento e il pubblico ministero Paolo Retta ha avviato un’inchiesta a carico dei proprietari che sono stati iscritti sul registro degli indagati con l’ipotesi di maltrattamento di animali. Potranno chiedere al tribunale del Riesame la restituzione del loro cane ed eventualmente farsi interrogare dal magistrato per chiarire la loro posizione. I fatti risalgono ai giorni scorsi. I carabinieri hanno notato il pastore tedesco all’interno di uno spazio. Il cane, stando alla ricostruzione dei militari del maggiore Vincenzo Gardin, viveva nella melma, fra i suoi escrementi; il pantano era tale che l’animale faceva fatica a muoversi. A quanto pareva, era da molto tempo che nessuno puliva quel cortiletto m cui la bestiola viveva. Non solo: non aveva da mangiare, e all’apparenza era da tempo che non si cibava. I carabinieri, pertanto, si sono fermati ed hanno deciso di sequestrare d’urgenza l’animale. Dopo aver contattato la polizia locale del consorzio Nordest per avere supporto, hanno informato il dipartimento prevenzione – servizio di sanità animale dell’Ulss 8. I veterinari sono arrivati poco dopo ed hanno preso in consegna il cane; poiché non si poteva certo tenere in caserma, i carabinieri lo hanno fatto portare al canile di via Mantovani a Vicenza, affidandolo alle cure del direttore del servizio, il dottor Enrico La Greca, che è stato nominato custode giudiziario. Una volta accompagnato al canile, l’animale è stato pulito e curato dai veterinari e coccolato dai volontari del centro. La procura ha avviato accertamenti, anche per comprendere se il cane fosse in quelle condizioni da qualche giorno, per problemi dei proprietari, oppure se vivesse nella melma da tempo. Saranno ascoltati i vicini e gli stessi proprietari saranno sentiti per spiegare le ragioni del loro comportamento. Per gli inquirenti, infatti, il cortile in quello stato era incompatibile con il benessere dell’animale: se la coppia non aveva più la possibilità di tenerlo in maniera consona, avrebbe dovuto chiedere aiuto all’Enpa, ad altre associazioni o direttamente al canile. L’accresciuta sensibilità comune verso gli amici a quattro zampe ha fatto aumentare le segnalazioni e anche le indagini. Il maltrattamento di animali, così com’è stato recente mente modificato il reato dal legislatore, prevede pene severe, con la reclusione da tre mesi fino ad un anno e mezzo e con la multa fino a 30 mila euro.
Tratto dal Giornale di Vicenza – 6 dicembre 2017