Dopo mesi di tenzone a distanza, culminati nel referendum del 22 ottobre scorso («Un giorno storico» per il primo, «totalmente inutile» per il secondo), il governatore Luca Zaia ed il sottosegretario Gianclaudio Bressa si sono incontrati ieri a Palazzo Cornaro, Roma, sede del dipartimento per gli Affari regionali, per un primo faccia a faccia che ha segnato l’avvio ufficiale della trattativa tra la Regione e il governo per il riconoscimento al Veneto di «maggiori e più ampie forme di autonomia».
Velocità. È questa la parola chiave del vertice che ha visto contrapposte le due delegazioni formate, oltre che dal sottosegretario e dal governatore, dai rispettivi tecnici (assenti solo il professor Mario Bertolissi per il Veneto e l’ex ministro Paolo Costa per il governo) e dal sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, che Bressa ha voluto al suo fianco visto che il tema delle risorse finanziarie sarà centrale nel confronto lungo l’asse Venezia-Roma. Veloce è stato il primo incontro, cominciato alle 14.30 e durato appena un’ora (hanno parlato solo Zaia e Bressa, i professori hanno tutt’al più sussurrato qualche consiglio all’orecchio) e velocissima vuol essere la trattativa, visto che i protagonisti hanno annunciato all’uscita l’intenzione di chiudere un accordo quadro, vincolante per questo governo come per quelli a venire, «entro il 15 gennaio, prima delle elezioni e se possibile anche prima dell’infuriare della campagna elettorale». Impossibile che Camera e Senato riescano infatti ad approvare prima dello scioglimento l’intesa richiesta dalla Costituzione.
Stiamo parlando, dunque, di un mese e mezzo di lavoro. Determinante sarà tracciare una road-map chiara e in tal senso un primo passo è stato compiuto già ieri, con la definizione delle prime materie che saranno approfondite sul piano legislativo ed economico: «L’intesa non viene fissata una volta e per sempre, non è immutabile – ha spiegato Bressa – si lavora con un “approccio progressivo”, aggiungendo gli argomenti di volta in volta. Per trattare si può trattare su tutto, certo, ma pensare di trasferire tutto non ha senso, significherebbe trasformare le Regioni ordinarie in speciali il che non solo non è possibile ma non è nemmeno nell’interesse della singola Regione. Ci sono competenze strategiche, altre meno: sta all’intelligenza politica della singola Regione stabilire quali siano le sue priorità».
Un messaggio accolto da Zaia: «Daremo al governo un elenco dettagliato delle 23 materie che chiediamo, in ordine, in modo tale che si possa procedere con una e poi, una volta chiusa questa, con quella successiva – ha spiegato Zaia – approfitteremo dei tavoli aperti da Lombardia ed Emilia Romagna su ambiente, istruzione e lavoro, perché del lavoro è già stato fatto e non va sprecato. Ci dicono che si può chiudere velocemente la competenza relativa ai rapporti con l’Unione Europea, e valuteremo questa proposta, di certo c’è che noi chiederemo da subito di avviare il confronto sulla sanità. Parteciperemo ai primi incontri che si terranno la prossima settimana – ha proseguito Zaia – e c’è la volontà di aprire un tavolo anche a Venezia, dopo il 14 dicembre».
Resta, però, il nodo dei 9/10 di Irpef, Ires e Iva che la Regione vorrebbe trattenere sul modello delle Province autonome di Trento e Bolzano e difatti il punto ieri è stato sostanzialmente rinviato: «La questione finanziaria ha molte sfaccettature – ha detto Zaia – e non c’è unanimità di vedute da parte delle Regioni: l’Emilia Romagna chiede le risorse in base alle competenze, la Lombardia una spesa media pro capite, noi i 9/10 ma in modo prudenziale perché non conosciamo i numeri e cercheremo di capirli meglio, poi faremo quadrare il tutto. Il clima è positivo, vogliamo tutti fare in fretta – ha assicurato Zaia -. Le tensioni del passato? Ci stanno, qui nessuno ha il manuale d’uso dell’autonomia, stiamo accendendo la luce in una stanza buia e sarà il tempo, che è galantuomo, a dirci se avevamo avuto ragione».
Una flessibilità, quella racchiusa in quel «prudenziale», che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Bressa e Baretta: «I 9/10 non si possono attuare, è una sentenza della Corte costituzionale a dirlo – ha ricordato Bressa -. Sappiamo che quello delle risorse è l’argomento centrale, quello più delicato, ma verrà soltanto dopo la definizione delle competenze e a queste ultime sarà commisurato». E Baretta ha chiarito ancor di più il concetto: «I 9/10, no. Il merito fiscale, sì. Ho apprezzato che Zaia non abbia insistito su questo, preferendo un quadro più generale. È sicuro che l’autonomia avrà un impatto economico e fiscale importante ma quanto, lo sapremo solo una volta entrati nel merito delle competenze. L’inizio, comunque, è stato molto buono. Sarà una trattativa vera».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 3 dicembre 2017