Samuele Nottegar. Una batteria di dieci nuovi filtri a carboni attivi per assicurare la doppia filtrazione dell’acqua. I lavori alla centrale di Lonigo, cui si approvvigionano tutti i Comuni della zona rossa Pfas, partiranno a gennaio e si concluderanno ad aprile: obiettivo, abbattere la presenza di queste sostanze nell’acqua. Il progetto di Acque Veronesi è stato presentato dal presidente della società consortile Niko Cordioli agli amministratori dei 13 Comuni veronesi coinvolti dall’emergenza. «L’impianto di Lonigo – chiarisce Cordioli – sarà dotato di una doppia filtrazione dell’acqua, attraverso l’installazione di nuovi silos e l’utilizzo di 130 mila chili di carbone attivo. Il solo raddoppio dei filtri avrà un costo di 1 milione e 800 mila euro; il progetto è cofinanziato dalla Regione per la metà dell’importo. Cercheremo, inoltre, di creare un sistema di approvvigionamento e di reti acquedottistiche dotate di distribuzione intelligente e flessibile dell’acqua, evitando così che un solo bacino d’utenza serva così tanti Comuni come avviene oggi». L’efficienza della strategia per abbattere i Pfas sarà garantita da una maggiore frequenza nella sostituzione dei filtri a carboni attivi, attività per cui Acque Veronesi stima una spesa di 100 mila euro al mese, accompagnata da una campagna informativa ad hoc. È dimostrato, infatti, che i carboni attivi sono in grado di trattenere le catene lunghe dei Pfas disciolti nell’acqua, e hanno efficacia anche su quelle corte ma solo se sostituiti di frequente. «Nelle nostre bollette – sottolinea Cordioli – saranno comunque inserite le analisi dell’acqua più recenti disponibili. Questi investimenti sostenuti da Acque Veronesi si sommano a quelli che abbiamo già sostenuto, pari a 3 milioni, dal momento in cui il problema si è manifestato». Per l’aumento della frequenza di sostituzione è già arrivato il via libera da parte dell’Ato Veronese. «Abbiamo dato immediatamente il nulla osta – ha confermato Mauro Martelli, presidente dell’Ato – autorizzando Acque Veronesi ad utilizzare le risorse disponibili nella programmazione tariffaria in essere, in modo che le performance dell’impianto di filtrazione garantissero l’efficienza per assicurare le prestazioni richieste dalla normativa e dal presidente della Commissione Ambiente e Salute della Regione. Stessa cosa anche per il raddoppio dei filtri dell’impianto di Lonigo». Sempre nella stessa centrale, sarà poi avviato, in via sperimentale un nuovo sistema di trattamento a grafene: un impianto pilota che sarà testato per verificare la sua effettiva efficacia contro i Pfas. «La priorità – ha ribadito il presidente della Provincia Antonio Pastorello – è comunque quella di avere acqua pulita e sicura, garantendo alle famiglie della nostra provincia tranquillità in questo particolare contesto di emergenza». Nel frattempo, Acque Veronesi comunica il ritorno alla normalità dell’attività della centrale di Porta Palio, in città, in cui nei mesi scorsi erano stati superati i limiti per i Pfos. «Ben vengano tutti gli accertamenti del caso – ribadisce il presidente Cordioli – perché noi abbiamo individuato l’origine degli scarichi abusivi. Adesso tocca alla Procura verificare se ci sono state inefficienze da parte di qualcuno».
Il Corriere di Verona – 29 novembre 2017