Il candidato sindaco in pectore della Lega in Comune di Vicenza, Roberto Ciambetti, è il più votato dai consiglieri di palazzo Ferro Fini a Venezia. E così ieri è stato confermato, per la seconda parte del mandato di questa legislatura, nel ruolo di presidente del Consiglio regionale con 37 voti: vale a dire i 29 della sua maggioranza più otto consensi che arrivano da qualche componente seduto tra le fila dell’opposizione. Sono state 12 le schede bianche, con tutta probabilità di Pd e M5s. Certezze non ce ne sono. Sì, perché l’elezione è avvenuta con voto segreto. E proprio per questo si poteva ipotizzare qualche franco tiratore a seguito della candidatura a sorpresa a Vicenza. E invece niente. L’altra novità poi riguarda l’ingresso del M5s nell’ufficio di presidenza con Simone Scarabel.
IL CASO VICENTINO. Con la conferma di Ciambetti sono scoppiati gli applausi in aula. A quel punto con il suo inconfondibile aplomb Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, non ha potuto che «augurare buon lavoro al riconfermato presidente del Consiglio, con l’auspicio – ha aggiunto pungente – di rimanere il più possibile a lavorare qui. Se dovrà andare a fare il sindaco, poi, lo decideranno i vicentini». Un augurio che Ciambetti ha accolto con il sorriso. Ha poi ringraziato tutti per l’ampio consenso: «È la conferma – ha dichiarato il leghista – del buon lavoro svolto fino ad ora non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente. Si tratta di una mole di progetti di legge approvati che non si vedeva da molto tempo. Ora, dobbiamo guardare avanti e lavorare con lo stesso spirito e impegno profusi nella prima metà della legislatura».
E QUELLO DEL SEGRETARIO. Si è poi votato per scegliere i due vice presidenti: uno di maggioranza e uno di opposizione. Anche qui due riconferme. Da notare però che Massimo Giorgetti, FI, ha ottenuto 27 voti: vuoi dire che due della maggioranza non l’hanno scelto. Bruno Pigozzo, Pd, ha invece ottenuto 17 voti, cioè, i consiglieri dem e quelli del M5s. Si è proposto (ma con un solo voto) Fabiano Barbisan (Centro destra Veneto). Se per questi ruoli l’esito era scontato, tutta da scrivere invece era la votazione dei due segretari, sempre uno di minoranza e l’altro dell’opposizione. Per i primi è stato confermato il venetista Antonio Guadagnini: 24 consensi su 29 ipotizzabili. Per l’opposizione il nome è rimasto in bilico fino all’ultimo. Sì, perché giusto sabato l’uscente segretario dell’ufficio di presidenza, Maurizio Conte, (Veneto autonomo), ha confermato ciò che era nell’aria da tempo: è formalmente entrato in FI. evidente dunque la sua incompatibilità nel ruolo di rappresentante dell’opposizione.
ARRIVA IL GRILLINO. Il M5s, seconda forza dopo il Pd per numero di consiglieri in aula, ha voluto subito far sentire il suo peso proponendo Scarabel. Una scelta che non è piaciuta al Centro destra Veneto che ha tentato la scalata ipotizzando prima Andrea Bassi poi Giovanna Negro, tosiana doc. Il tentativo di ricompattarsi da parte di tosiani ed ex proprio non ha convinto il Pd che ha sostenuto Scarabel risultato poi eletto con 17 voti. Un risultato che Io ha commosso: «E una grande responsabilità che sento sulle mie spalle. Dopo l’elezione del vicepresidente in Parlamento Europeo, credo che la mia nomina attesti il grande impegno del M5s: sarò una figura di garanzia per il Consiglio e per tutti i cittadini veneti». Da segnalare l’auto-candidatura di un’altra grillina, Patrizia Bartelle che si è proposta «per riportare ad equità di genere nell’Ufficio di presidenza»: ha ottenuto 6 voti. Non sufficienti per un posto a piani alti di palazzo Ferro Fini che vale al mese oltre 2 mila euro che si aggiungono agli Smila euro di stipendio base.
Cristina Giacomuzzo – Il Giornale di Vicenza – 28 novembre 2017