Un drammatico sorteggio ha sconfitto le speranze di Milano. Bruciando la città lombarda sul filo di lana, il governo olandese ha ottenuto di ospitare ad Amsterdam la sede dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), chiamata a lasciare Londra per via della scelta della Gran Bretagna di abbandonare l’Unione. La scelta dei Ventisette è stata affidata al caso, dopo che nel terzo turno di votazione la capitale olandese aveva ottenuto incredibilmente lo stesso numero di suffragi della città italiana.
«In testa fino all’ultimissimo momento: la candidatura era ottima e questo è stato riconosciuto da tutti. Sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stato molto difficile, abbiamo fatto un grande gioco di squadra… Certo, perdere così al sorteggio lascia l’amaro in bocca», ha detto da buon perdente il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi, dopo una procedura di voto che ha tenuto con il fiato sospeso ministri, diplomatici, giornalisti nella sede del Consiglio europeo qui a Bruxelles.
La selezione è avvenuta in meno di due ore, tra le 16,30 e le 18,15. Il meccanismo di voto scelto dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, approvato dai Ventisette, si è rivelato particolarmente complesso. Al primo turno, ogni governo ha avuto sei voti a disposizione: tre voti per la sede preferita, due per la seconda scelta, e uno per la terza scelta. Solo nei due turni successivi ogni governo ha avuto un voto a testa.
La cronistoria di questa vicenda vale la pena di essere raccontata.
Un primo colpo di scena si verifica alle 15,45, quando Irlanda, Croazia e Malta ritirano a sorpresa la propria candidatura ad ospitare l’Agenzia europea del farmaco.
Alle 16,44 è giunta la notizia che tre città avevano superato il primo turno: Milano, Amsterdam e Copenhagen, con Milano in testa (25 voti ottenuti dal capoluogo lombardo contro i 20 ciascuno delle due città concorrenti). Meno di una ora dopo, alle 17,32, si è saputo dell’esclusione della capitale danese: al secondo turno di voto, infatti, Milano è risultata ancora in testa, con 12 preferenze, contro le 9 raccolte da Amsterdam e le 5 andate a Copenhagen.
Dopo una pausa di 30 minuti, i ministri hanno affrontato il terzo turno nel quale Amsterdam e Milano sono terminate a pari merito, complice l’assenza della Slovacchia, che aveva lasciato la sede del Consiglio europeo.
Solo il sorteggio, a mezzo di pallina, come nelle migliori lotterie, ha separato le due contendenti, premiando la capitale olandese.
Correva voce ieri sera qui a Bruxelles che l’Italia non avrebbe beneficiato del sostegno dei suoi vicini più importanti: la Francia, la Germania e la Spagna. È la prima volta che i Ventisette hanno selezionato la sede di una agenzia comunitaria per scrutinio segreto, anziché oscure trattative diplomatiche dietro le quinte. È ancora da capire se la scelta non lascerà strascichi e recriminazioni.
«Nessuno si aspettava il sorteggio», spiega un diplomatico che ha partecipato ai lavori.
«Vi è stata molta sorpresa in sala quando si è scoperto che Milano e Amsterdam erano a pari merito. Quando è emersa la vittoria di Amsterdam non vi sono state reazioni da stadio di calcio. Vi sono stati applausi e contentezza da parte della delegazione olandese, e lo sguardo triste degli italiani; ma la reazione è stata composta, da una parte e dall’altra. Direi diplomatica…».
La sede dell’Ema conta circa 900 dipendenti e ha il compito di valutare l’entrata sul mercato di delicati medicinali. La vittoria di Amsterdam mostra come abbiano prevalso – almeno nella fase iniziale dell’iter – logiche di merito, e non geopolitiche. Fin dal primo turno, i Ventisette hanno eliminato la candidatura di Bratislava, che dalla sua aveva il criterio geopolitico. Capitale di un paese dell’Est doveva essere premiata secondo alcuni nel rispetto di un equilibrio geografico delle agenzie europee su tutto il territorio comunitario.
L’esito del voto è anche una sconfitta degli allibratori professionisti di Ladbrokes che ancora venerdì davano vittoriosa Bratislava. In queste ultime settimane, molti osservatori avevano fatto notare che una eventuale vittoria di una città di secondo piano avrebbe provocato una emorragia di dipendenti dall’Ema. Sondaggi interni avevano rivelato che una netta maggioranza del personale avrebbe lasciato l’agenzia per evitare un trasferimento a Est, tale da provocare tagli agli stipendi.
In una conferenza stampa alla fine della riunione, il ministro olandese per gli affari europei Halbe Zulstra ha ammesso ieri sera che la procedura di voto si è rivelata essere «una guerra dei nervi». La scelta a favore di Amsterdam è giunta dopo che, come detto, nel corso delle ultime ore prima del voto tre paesi avevano preferito ritirare le loro candidature: la Croazia, Malta e l’Irlanda. Nei fatti, la scelta è avvenuta sulla base di 16 candidature, anziché le 19 previste.
«Assurdo perdere così, solo per casualità». Gentiloni: bene il gioco di squadra. Calenda: resta il grande polo delle scienze della vita
Si sapeva che la partita si sarebbe giocata sul filo di lana. Ma nessuno alla vigilia avrebbe pensato di perderla così. Con un sorteggio. E così alla delusione e all’amarezza tra le prime reazioni in Italia si è subito mischiata anche la rabbia per la «beffa» – come l’ha subito ribattezzata il premier Paolo Gentiloni – del ballottaggio finale perso da Milano contro Amsterdam solo per colpa della «casualità». Una lotteria insomma che lascia «l’amaro in bocca», peggio di una finale di calcio persa ai rigori.
Orgoglio e amarezza anche nelle parole del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: «Il sistema Paese si è mobilitato al massimo, ha giocato una bellissima partita che purtroppo abbiamo perso, ma che era doveroso giocare nell’interesse dell’Italia e di Milano. Tuttavia desta in noi profonda amarezza che una questione così delicata e strategica sia stata risolta con un “testa o croce”».
Ma se tutti all’interno del Governo e anche nella maggioranza hanno voluto sottolineare ancora una volta il «grande gioco di squadra» che ha mostrato la «competitività» del sistema Italia anche in Europa, capace in due votazioni su tre di far prevalere Milano contro le altre candidate, dall’opposizione sono arrivate critiche più pesanti, in particolare dagli euroscettici. Nel mirino, soprattutto dei leghisti, l’Europa che «non sa decidere» o che decide danneggiando l’Italia, ma anche il Governo. Una sconfitta bruciante, che tra l’altro costerà al sistema Paese oltre 1,5 miliardi di euro l’anno di indotto, visto che la sede dell’Ema si porta dietro una dote di quasi 900 dipendenti, 36mila visitatori con il loro bagaglio di notti in hotel e pranzi al ristorante, un budget da 325 milioni di euro tra stipendi e spese e quasi mille occupati in più all’anno.
Ieri il premier Gentiloni ha voluto ricordare nel suo tweet la «solida candidatura» di Milano «sconfitta solo da un sorteggio», ringraziando «tutti coloro che si sono impegnati» (nelle ultime settimane Palazzo Chigi e Farnesina hanno lavorato a livello diplomatico con numerosi incontri). Sulla stessa scia i ministri Alfano (Interni) Lorenzin (Salute) Delrio (Infrastrutture) che hanno sottolineato «il grande gioco di squadra», il «valore della candidatura» di Milano e il fatto che l’Italia «è tenuta in grande considerazione da molti Paesi». E con il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda che ha ricordato come Milano abbia comunque «tutte le caratteristiche per essere un grande hub internazionale delle scienze della vita». Per il Pd tra gli altri ha parlato il presidente dei senatori Luigi Zanda che ha accusato la Ue di decidere a colpi di sorteggio, come «segno non solo del declino dell’Unione europea ma anche della sua decadenza». Nessun commento invece dal segretario Renzi, lui che è stato tra i primi insieme al sindaco di Milano Sala a lavorare alla candidatura di Milano per l’Ema. Oggi l’ex premier sarà a Parigi per una visita privata al presidente francese Emmanule Macron accompagnato da Sandro Gozi. Che ieri era a Bruxelles a rappresentare l’Italia come sottosegretario agli Affari europei gestendo in prima persona le trattative e i voti: «È chiaro che c’è amaro in bocca, è come perdere una finale di calcio con la monetina, nella quale non c’è influenza politica che tenga». Gozi ha ricordato di aver lavorato su più tavoli: «Abbiamo ottenuto voti dappertutto dal Sud e dal Nord Europa sempre rifiutando la logica del blocco che fa male all’Europa e faceva bene a candidature tecnicamente a posto come la nostra». Di sicuro «non c’è stato un dominus, come mostra anche la corsa all’Eba, ma è comunque probabile che molti Paesi nordici abbiano votato per Amsterdam». Al nostro fianco c’erano sicuramente – ha ricordato Gozi – Grecia, Malta, Romania e Cipro.
Tra i più caustici il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha parlato di decisione «pazzesca» e di «ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l’Unione europea». Per Salvini ora è prioritario «ridiscutere i 17 miliardi all’anno che gli italiani versano a Bruxelles».
Marzio Bartoloni – Il Sole 24 Ore – 21 novembre 2017