Il 75% delle malattie infettive che hanno colpito gli esseri umani negli ultimi anni è di origine animale. Il dato, fornito da Aldo Grasselli, Presidente FVM (Federazione Veterinari e Medici), fa riferimento non soltanto alle patologie che passano da animale a persona per “contatto”, ma anche a quelle che si trasmettono per ingestione. Ma non basta: «Abbiamo sperimentato negli ultimi anni – spiega Grasselli ai nostri microfoni – che anche i cambiamenti climatici hanno molto influenzato la migrazione delle malattie». Molte forme di virus e batteri che erano legate soltanto al mondo animale «hanno così potuto contagiare anche l’essere umano attraverso vettori che 50 anni fa non potevano vivere in Italia. La tropicalizzazione e l’aumento delle temperature nel nostro Paese hanno però favorito l’arrivo e la presenza di questi vettori che trasmettono patologie come la Chikungunya, l’Ebola, la Malaria. Malattie, queste, che stanno tornando e che sono legate a vettori che si possono trovare negli animali selvatici o in quelli allevati, che diventano in questi casi dei veri e propri serbatoi di batteri e virus che possono infettare l’uomo».
Insomma, negli ultimi anni stiamo assistendo a dinamiche nuove, causate dal cambiamento climatico e da un mondo che «è diventato sempre più piccolo grazie alla globalizzazione», con conseguente «aumento esponenziale dei rischi». Per evitarli, in primo luogo bisogna «essere sicuri che gli animali che stanno intorno a noi siano sani» ed evitare determinati atteggiamenti che possono rendere rischiosa la convivenza con gli animali domestici, come «dormire nello stesso letto» o «usare le stesse stoviglie». Spostando l’attenzione poi verso la «proliferazione degli animali selvatici negli ambiti urbani o periferici delle città, troviamo sempre più frequentemente gabbiani nei pressi di secchi della spazzatura e cinghiali che entrano nelle città dalle parti più selvagge in cui vivono. Questa migrazione di animali comporta anche potenziali rischi che vanno affrontati con politiche di sanità pubblica e sicurezza per i consumatori. Per fare un esempio – spiega ancora il Presidente di FVM – ci sono alcuni animali, come il cinghiale, che sono oggetto di caccia e poi vengono consumati dai cacciatori stessi o entrano nei circuiti commerciali. In questo senso stiamo facendo un’operazione molto importante di collaborazione con i cacciatori per certificare tutte le carni di animali abbattuti in modo che i consumatori non corrano rischi perché la carne non ha avuto alcun controllo sanitario»…..
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20 novembre 2017