In relazione a notizie pubblicate oggi da un quotidiano vicentino, il Direttore Generale della Sanità veneta, Domenico Mantoan, precisa quanto segue: “Nel servizio in questione viene fatto un collage imbarazzante di alcune mie dichiarazioni nell’ambito di un convegno sull’autonomia e sulla sua possibile ricaduta sulla sanità tenutosi alla Fiera Med.It a Vicenza”. “E’ una falsità, prima di tutto, che nel futuro della sanità veneta possa esistere anche solo un’idea di un’unica Ulss, ciò che non compare né nei programmi presenti, né futuri: il tema si pose, in realtà, quando si dovette decidere tra una Ulss unica e la creazione dell’Azienda Zero, con la scelta, già attuata e irreversibile, di quest’ultima”.
“L’estrapolazione di alcune mie frasi dal contesto generale ha poi trasformato in notizia quella che era evidentemente una battuta, fatta in modo ‘provocatorio’, in risposta alla domanda dell’intervistatrice che mi chiedeva ‘che cosa farebbe se avesse un miliardo in più grazie all’autonomia’: per far capire quanto di più e meglio si potrebbe fare, ho usato un’iperbole, dicendo che, con simili disponibilità e altrettanta libertà decisionale, si sarebbero potuti addirittura fare due ospedali a Padova, ciò che, è evidente, non ha nulla a che vedere con l’oggettiva realtà dei fatti”.
“E’ persino ovvio che, in quanto non mi compete nella mia veste di tecnico, non ho assolutamente inteso esplicitare o men che meno annunciare evoluzioni future che non stanno né in cielo né in terra e che comunque competerebbero al programmatore e al livello politico rappresentato dalla Giunta e dal consiglio regionale”.
La notizia cui si riferisce il direttore generale della sanità veneta è pubblicata dal Giornale di Vicenza di oggi. Sotto riportiamo per completezza di informazione l’articolo di Franco Pepe uscito sul quotidiano vicentino.
Una unica Ulss regionale. «Il prossimo passo sarà questo. E l’idea del governatore Zaia». Domenico Mantoan, direttore della sanità regionale, lo dice con estrema chiarezza a Medit, nel convegno sull’azienda zero e sul percorso della sanità veneta a un anno dalla legge di riforma. Una provocazione, ma non tanto. Mantoan lo ribadisce più volte: «Resteranno le aziende regionali di Padova e Verona. Resterà lo Iov. Ma quando tutto il sistema sanitario veneto sarà a regime avremo una sola Ulss a dimensione regionale con 26 distretti territoriali, quante erano le aziende uscite dall’assetto del 1980. Nel frattempo le attuali 9 Ulss potrebbero diminuire di numero. La filosofia dovrà essere quella di servire il cittadino, non di distribuire posti».
Uno scenario futuribile, quello delineato dal supermanager brendolano che da una decina di anni dirige la sanità, ma uno sguardo anche a un presente che, sul fronte finanziario, potrebbe presto diventare insostenibile se continueranno i tagli lineari del governo: «Se le cose non cambiano andrà in crisi anche il Veneto che pure è una regione virtuosa. Non ci sarà altra possibilità che mettere quelle tasse che Zaia ha voluto sempre evitare». Insomma, si potrebbe gettare al vento quella politica di risanamento del bilancio che, dal deficit di 1 miliardo e mezzo ricevuto in eredità dall’era-Ruscitti quando le Ulss giustificavano i debiti con l’alibi del “sottofinanziamento” e i fornitori si pagavano a 400 giorni, ha portato a una gestione di conti in attivo in cui le ditte incassano fatture a 40 giorni.
La china, secondo Mantoan, è estremamente pericolosa: «Dopo 10 anni di vacche magre il fondo sanitario nazionale aumenterà di 1 miliardo. Ma 1 miliardo e mezzo servirà per far fronte agli aumenti contrattuali dei dipendenti. Non crescerà nulla. E solo uno specchietto per le allodole. Anzi avremo 500 milioni in meno da ripartire. Per la prima volta il Pli della sanità scenderà sotto il 6,5 per cento. Ci stiamo avvicinando alla Grecia. E, a questo livello di organizzazione, non potremo più reggere. In Italia ci sono 20 sanità diverse. Al Sud si va avanti solo con i commissariamenti e i piani di rientro. Ma, grazie alle tasse romane, anche lì sono stati messi alla fame. Lo Stato centrale ragiona solo in termini di tagli. Ogni giorno un salasso. Non se ne può più di questi diktat. In questi anni hanno tagliato 30 miliardi. A noi ne hanno portati via 5. Non si può essere più governati in questo modo».
Da qui la richiesta ad alta voce di avere più autonomia sulla scia del referendum. Il punto di riferimento sono le Province di Bolzano e Trento. L’obiettivo è di poter trattenere i 9 decimi delle imposte che si incassano nel Veneto. «Avremmo per la nostra sanità 1 miliardo e mezzo in più. Potremmo contare su un budget di 10 miliardi. Come prima cosa costruiremmo non 1 ma 2 ospedali a Padova, a est e ad ovest per non scontentare nessuno. Poi metteremo in piedi tutte le medicine di gruppo integrate, che ci costerebbero 250 milioni, e i 1.500 posti-letto delle strutture intermedie territoriali. Poi ancora aumenteremmo gli stipendi del personale. Infine aumenteremmo il numero delle borse di studio per far specializzare tutti i neolaureati». Un’utopia? «Ma no. Ci basterebbero 100 milioni in più. Purché entro un anno ci diano più autonomia normativa». (Franco Pepe – Il Giornale di Vicenza)
20 novembre 2017