Danni per quindici milioni di euro in tutto il Veneto, di cui oltre dieci solo negli allevamenti della provincia di Verona. È la conta di Coldiretti, solo l’ultimo aggiornamento di quanto sta costando l’epidemia di influenza aviaria. Si tratta perlopiù di danni indiretti, dovuti alle misure sanitarie che hanno bloccato la circolazione di capi nelle aree interessate dai focolai, prevedendo anche il divieto di accasamento.
E dal presidente della sigla degli agricoltori, Claudio Valente arriva la richiesta: «Occorre intervenire al più presto per sostenere gli allevamenti colpiti dai danni». Il punto della situazione è stato fatto nel corso di un «tour» di Coldiretti in alcune delle zone più colpite dal fenomeno: Isola della Scala, Isola Rizza e Cologna Veneta. Ha partecipato anche l’Usl, con Fabrizio Cestaro, dirigente del settore sanitario. Presenti, inoltre, oltre trecento allevatori. La questione è finita anche sul tavolo del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: a perorare la causa, il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo.
Anche se non ha «fatto notizia» come in passato, l’aviaria non ha mai pesato negativamente come quest’anno negli allevamenti veronesi: quelli avicoli incidono per oltre il 45% sulla produzione totale veneta. Ma in provincia sono anche concentrati la quasi totalità di allevamenti di tacchini quelli più esposti al virus. Il volume di affari del comparto è di circa 300 milioni di euro l’anno, e conta oltre 40 milioni di capi allevati. Gli interventi per contenere l’epidemia hanno imposto l’abbattimento degli animali negli allevamenti colpiti direttamente e l’istituzione di zone di protezione e di sorveglianza intorno ai focolai, con conseguente blocco totale delle movimentazioni all’interno di aree fino a trenta chilometri di raggio. Le aziende hanno anche preso ulteriori precauzioni, munendosi, negli ultimi anni, di nuovi apparati per aumentare i livelli di biosicurezza e l’isolamento degli allevamenti.
Il Corriere del Veneto – 16 novembre 2017