Non è andato giù ai medici di famiglia «il balletto di cifre» di cui ha parlato l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, riferendosi all’adesione allo sciopero proclamato dalla categoria gli scorsi mercoledì e giovedì per protesta contro il «mancato potenziamento dell’assistenza territoriale» attribuito alla Regione. Le sigle dei camici bianchi, Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale, hanno raccolto una partecipazione media dell’83% (Treviso 87%, Rovigo 90,5%, Padova 79,3%, Venezia 85%, Belluno 84%, Verona 75,7%), calcolata in base alle lettere di non partecipazione alla protesta inviate 24 ore prima per obbligo di legge alle Usl di riferimento dai colleghi che hanno scelto di non incrociare le braccia. Ma nelle stesse ore la Regione ha comunicato un’adesione limitata al 52%. E così ieri i quattro sindacati hanno depositato una denuncia alla Procura di Venezia contro i direttori generali delle Usl per «divulgazione di false informazioni in riferimento allo stato di sciopero in essere» (pacchetto di 81 giornate di mobilitazione, fino al dicembre 2018).
Scrive l’avvocato Giulia Businaro di Padova: «I dati divulgati dall’assessore Luca Coletto risultano artefatti e distorti. Trattasi di rilevazioni erroneamente ed artatamente effettuate sulla base del numero di ricette emesse nelle giornate di agitazione e non in base al numero di comunicazioni di mancata adesione allo sciopero pervenute alle aziende sanitarie. La circostanza, oltre a configurare un evidente comportamento antisindacale, risulta idonea ad integrare la ben più grave ipotesi di delitto contro la fede pubblica… Reato ulteriormente aggravato dalla circostanza di essere stato commesso da soggetti esercenti un pubblico servizio essenziale, quello sanitario, nel cui ambito il ruolo di responsabile conferisce a chi lo riveste un prestigio e una visibilità ancora maggiori». Il legale diffida i dg «a voler rendere pubbliche con la massima urgenza le necessarie rettifiche relative ai dati… anche per il ristoro dei gravissimi e forse irreparabili danni e pregiudizi ingiustamente subiti e subendi a seguito della pubblica diffusione delle suddette inveritiere informazioni». L’avvocato chiede ai responsabili delle Usl «all’immediata esibizione dei dati corretti relativi alle non adesioni allo sciopero, conteggiate secondo quanto espressamente previsto dall’Accordo collettivo nazionale».
Ma perché, in un momento in cui i medici di base cercano l’accordo con la Regione per far ripartire gli ambulatori h12 e il fascicolo sanitario elettronico, l’attivazione di nuovi letti in ospedali di comunità e hospice, scelgono la via del muro contro muro? «Non ci siamo limitati alla smentita perché di mezzo c’è la credibilità di professionisti ogni giorno in mezzo alla gente e che alla gente devono rispondere — spiega Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg —. Il tentativo di ridimensionare uno sciopero indetto per ottenere una migliore assistenza per i malati è ingeneroso nei confronti di una categoria che ha comunque dimostrato senso di responsabilità, garantendo le cure e le ricette urgenti. E’ giusto fare chiarezza».
Il Corriere del Veneto – 11 novembre 2017