Nessun rinvio di sei mesi, almeno per il momento, della decisione amministrativa per rendere operativo l’adeguamento a 67 anni, nel 2019, dei requisiti di pensionamento all’aspettativa di vita certificata dall’Istat. Ma, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore, probabili ritocchi alla manovra all’esame del Senato per esentare la platea dei lavori gravosi collegata all’Ape social (magari ampliandola) dal meccanismo automatico di innalzamento della soglia pensionabile. Che potrebbe anche essere migliorato in alcuni punti, come ad esempio la tempistica (calcolo sulla media annuale “mobile” e non più triennale) e nella calibratura (ritocchi dei requisiti di vecchiaia e anticipo anche al ribasso e non solo al rialzo in caso cali l’aspettativa di vita). Le correzioni non dovranno però intaccare la sostenibilità nel breve e medio periodo garantita dalle regole previdenziali in vigore, legge Fornero in primis. A valutare la percorribilità di modifiche sui “gravosi” e sul dispositivo di adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita sarà un tavolo tecnico Governo-sindacati che scatterà lunedì 6 novembre e che sfocerà in un nuovo round decisivo il 13 novembre, chiamato a sancire o meno un accordo .
Queste “coordinate” per sviluppare una rotta che porti a soluzioni condivise sono state tracciate al termine dell’incontro di ieri a palazzo Chigi, in cui il premier Paolo Gentiloni, i ministri Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti e Marianna Madia, e i leader di Cgil, Cisl e Uil hanno fatto il punto sulla manovra appena varata dal Governo e soprattutto hanno affrontato il nodo dell’aumento dell’età pensionabile. Un tema diventato ancora più caldo dopo gli emendamenti bipartisan presentati a palazzo Madama al decreto fiscale da vari partiti, Pd in testa, per rinviare di almeno sei mesi il decreto ministeriale direttoriale con cui entro il 31 dicembre di quest’anno dovrebbe essere dato formalmente il via all’aumento dei requisiti nel 2019. Adeguamento cui seguirebbe, a ruota, anche quello dei coefficienti di trasformazione, ovvero i fattori di calcolo delle pensioni future, a loro volta legati ai parametri Istat.
Governo e sindacati hanno insomma mantenuto una tregua. Ma Cgil, Cisl e Uil nicchiano e attendono di vedere se il 13 novembre saranno davvero individuabili soluzioni condivise. Tra le quali non ci potrà comunque essere quella del rinvio della procedura amministrativa: «non credo sia la strada, ci può costare in Europa» avrebbe confidato il premier ai suoi collaboratori. «I principi generali della norma restano validi – ha poi aggiunto – il Parlamento è sovrano ma non escludiamo che si possa correggere qualcosa al tavolo con le parti».
A fissare con chiarezza alcuni paletti è stato il ministro Padoan: «Il principio di adeguamento dell’età resta confermato», ha detto. Aggiungendo che sulla questione dell’età pensionabile «abbiamo stabilito un tavolo, che avrà aspetti tecnici e politici, che riguarderà la possibilità di estendere le categorie di lavori gravosi per vedere di distaccare queste categorie dall’adeguamento». Padoan, che ha anche sottolineato come molti punti della legge di Bilancio siano stati apprezzati dai sindacati, ha poi proseguito: «Abbiamo concordato che nel tavolo tecnico si considererà la possibilità di modificare e migliorare i meccanismi che attualmente determinano la cadenza di adeguamento dell’età pensionabile sotto il vincolo che eventuali modifiche non intacchino la sostenibilità del sistema previdenziale che è un pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria del Paese».
I sindacati hanno accolto la mossa del Governo. «Il 13 novembre verificheremo se davvero c’è la disponibilità a cambiare i meccanismi sull’età pensionabile» ha detto Susanna Camusso (Cgil). Per Annamaria Furlan (Cisl) è positivo «che siano stati dati tempi stringenti, si può fare un lavoro importante», mentre per Carmelo Barbagallo (Uil) «è positivo che il confronto continui ma sono tutti da verificare i paletti fissati dal ministro Padoan».
Davide Colombo, Marco Rogari
Il Sole 24 Ore – 3 novembre 2017