La manovra di Bilancio da 20 miliardi e 120 articoli è arrivata in Senato. Se ne conosce dunque il testo, a quindici giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri. E si scoprono alcune novità. La misura principale, lo sgravio per assumere i giovani, vale solo per i precari. Ovvero per chi – under 35 nel 2018 e poi under 30 dal 2019 – non ha mai avuto un contratto a tempo indeterminato. Viene riconfermato il bonus 18enni per due anni (2018 e 2019). Non sono però rifinanziati il bonus Stradivari per gli strumenti musicali, gli 80 euro per i militari e il bonus bebè (ma rimangono il bonus nido e quello mamme).
Lo sgravio per assumere in pianta stabile i giovani diventa permanente, dal 2018 in poi: uno sconto alle aziende del 50% sui contributi previdenziali per tre anni. Si sale al 100% al Sud, nel primo anno. Poi cala al 50% negli altri due. Resta al 100% per gli apprendisti, l’alternanza scuola-lavoro e gli agricoltori under 40. In totale, il governo stanzia 381 milioni per il 2018. E si aspetta 423.800 assunzioni a tempo indeterminato. L’Ape volontaria, il prestito ventennale per anticipare la pensione a 63 anni, viene prorogata a tutto il 2019. L’Ape sociale, analogo meccanismo a carico dello Stato, si amplia ai lavoratori con contratti a tempo. E le donne con figli potranno accedervi con lo sconto: sei mesi di contributi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni.
Il lavoratore in Cassa integrazione straordinaria potrà usufruire subito dell’assegno di ricollocamento, così che possa trovare un nuovo posto prima di essere licenziato. All’agenzia, pubblica o privata, che gli facilita l’assunzione vanno 5 mila euro. Il lavoratore incassa il 50% della Cig rimanente (un vantaggio medio di 14 mila euro, calcola la Uil). L’azienda che offre un contratto stabile ha uno sconto contributivo del 50% per 18 mesi. Di 12 mesi, se a tempo. La misura è finanziata dal raddoppio del ticket che le aziende pagano quando licenziano (fino a 2.940 euro).
Arrivano i soldi per rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici: 2,8 miliardi, 85 euro lordi al mese. Per evitare che una parte di statali perda contestualmente gli 80 euro di Renzi, il governo allarga la platea che riceve questo bonus. La fascia di reddito tra 24 mila e 26 mila sale di 600 euro (24.600-26.600). A beneficiarne non solo gli statali, ma anche i lavoratori privati. Misura che costa 211 milioni all’anno.
Rinnovati gli sgravi per ristrutturare le case, mobili compresi. Scende solo lo sconto per le finestre e le caldaie (dal 65 al 50%). In più, ritorna la possibilità di detrarre dall’Irpef l’abbonamento annuo ai mezzi pubblici fino a 250 euro (sconto del 19%). Esentasse poi la tessera pagata o rimborsata dal datore di lavoro. E prorogata per due anni la cedolare secca al 10% sugli affitti in canone concordato.
L’Iva sui concerti cala al 10%, equiparata a quella sugli spettacoli teatrali. Spunta il bonus verde che consente di sistemare giardini e terrazze con il 36% di detrazione nel 2018, fino a 5 mila euro di spesa. Pioggia di incentivi per ristrutturare impianti
calcistici, favorire le giovani promesse, tesserare stranieri non in regola col permesso di soggiorno dopo un anno di scuola.
Crescono le risorse per il Rei, il Reddito di inclusione: 300 milioni in più nel 2018, ovvero un assegno del 10% più alto per le famiglie numerose (fino a 530-540 euro) e ampliamento ai disoccupati over 55 della platea dei poveri. Nasce il “Fondo famiglia” con 100 milioni all’anno, dal 2018.
Comuni e Regioni non potranno alzare le tasse locali, ancora per un anno. Mentre l’Iva non salirà nel 2018, grazie a 15 miliardi di coperture. Lo farà però dal 2019. Meno controlli fiscali a chi permette la tracciabilità dei pagamenti sopra i 500 euro, in entrata o uscita.
Repubblica – 31 ottobre 2017