Tutti pazzi per l’Azienda Zero. Deve ancora aprire i battenti ed è già al centro di un caso: nei mesi scorsi era partito l’allarme da parte di consiglieri regionali dell’opposizione che denunciavano «lo scippo di dipendenti alle Usl con l’obiettivo di travasarli nella nuova struttura». Poi era stata la volta dei sindacati, che l’hanno bollata come «un carrozzone capace di drenare 5 milioni di euro l’anno» e di costringere a trasferte chilometriche operatori spostati dal proprio posto di lavoro. Erano addirittura partite diffide a qualche direttore generale, «reo» di aver avallato la scelta di Palazzo Balbi. Ora invece si scopre che c’è una fila di mille professionisti della sanità, tra medici, infermieri, farmacisti e amministrativi desiderosi di lasciare le Usl nelle quali prestano servizio per approdare all’Azienda Zero.
Dalla Regione confermano: si sono chiusi i bandi e sono emerse mille domande di trasferimento. L’Azienda Zero, che ha sede a Padova, a regime conterà 450 dipendenti: 200 nella Casa Rossa, in ristrutturazione e disponibile dal settembre 2018, e altri 250 nella sede della Regione in passaggio San Gaudenzio. Ora una commissione di tecnici regionali presieduta dal commissario Mauro Bonin dovrà selezionare i primi 120, che entreranno in servizio il primo gennaio 2018. Poi gradualmente arriveranno gli altri.
L’80% del personale sarà rappresentato da amministrativi, ma l’Azienda Zero ingloberà anche parte del Dipartimento di Prevenzione (quella attinente a screening ed epidemiologia), oltre al Ser (Servizio epidemiologico regionale). Si occuperà poi di personale, concorsi, gare d’appalto, contenziosi, informativa, logistica, controlli ai privati accreditati e gestirà il servizio ispettivo. Tutte funzioni dalle quali le Usl saranno liberate, ecco perchè i dipendenti che perderanno non verranno sostituiti.
L’Azienda Zero è, insieme alla riduzione delle Usl da 21 a 9, il perno della riforma della sanità approvata giusto un anno fa dal Consiglio regionale. Secondo quanto spiegato dal governatore Luca Zaia, accentrare nella nuova struttura le funzioni amministrative oggi svolte dalle Usl ognuna con i propri uffici (personale, legale, stampa, gare), che sono poi dei doppioni, significherà risparmiare 70-80 milioni di euro l’anno. Soldi da reinvestire in servizi al cittadino. Quanto alle Unità sociosanitarie locali, a loro resterà il compito di organizzare i servizi sanitari ospedalieri e i percorsi assistenziali sul territorio. Insomma, si dedicheranno interamente alla cura dei pazienti.
C’è poi un’altra grande novità. Per ovviare alla carenza di camici bianchi, preoccupante soprattutto per medici di famiglia e di Pronto soccorso, anestesisti, pediatri e ortopedici, la commissione che tratterà i temi dell’autonomia col governo proporrà l’assunzione da parte delle aziende sanitarie di nuovi dottori subito dopo la laurea. Gli stessi potranno svolgere la specializzazione negli ospedali delle Usl di riferimento e quindi entreranno in servizio con cinque anni d’anticipo.
Il Corriere del Veneto – 30 ottobre 2017