Luca Fiorin, l’Arena. I controlli in corso nel sito della Miteni – l’azienda chimica di Trissino, Vicenza, che secondo Arpav e Regione è la principale responsabile dell’inquinamento da Pfas destano notevoli perplessità sugli uomini del Noe, che stanno svolgendo l’attività ispettiva per conto dei magistrati. La cosa, che non può certo definirsi di poco conto visto che mette in luce l’esistenza di verifiche insufficienti sullo stato dell’inquinamento del terreno, emerge dai verbali dell’audizione compiuta dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie il 14 settembre a Vicenza e pubblicati in questi giorni. Questi verbali raccontano quanto è stato affermato, per la parte non secretata, dal comandante del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Treviso Massimo Soggiu e dall’addetto dello stesso Noe Manuel Tagliaferri, ovvero da coloro che, su mandato della Procura di Vicenza, stanno conducendo le indagini.
Sul tema del piano di caratterizzazione che è in corso nell’ambito del procedimento di bonifica di cui è responsabile il Comune di Trissino e che viene portato avanti da azienda e Arpav, Tagliaferri solleva diversi dubbi. «Si sono focalizzati sull’ex-area vasche», che «viene indagata con una maglia fitta e corretta», però quest’area «corrisponde solo al 10 per cento dell’intera superficie dello stabilimento». Nel restante 90 per cento, secondo il rappresentante dei Noe, i controlli in profondità con carotaggi vengono effettuati creando quadrati di 50 metri di lato con un quinto buco al centro. Inoltre il piano prevede che i controlli vengano fatti solo dove è tecnicamente possibile.
«Considerato che per il 90 per cento viene adottata una maglia larga e che gran parte della superficie è occupata dagli impianti, alla fine non so quanto verrà fatto di caratterizzazione», dice Tagliaferri.
Tagliaferri riferisce che è all’esterno dell’area oggetto dei maggiori controlli, esattamente a monte di essa, che «c’è l’inquinamento più forte, il 75 per cento del totale», ma dice anche che sia il sindaco di Trissino Davide Faccio che l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin avevano chiesto di effettuare indagini con una maglia più stretta, attraverso note ufficiali che però non hanno ancora sortito effetti.
La questione del piano di caratterizzazione, in merito alla quale erano intervenuti i gruppi no-Pfas, è emersa anche nel corso dell’audizione della commissione regionale d’inchiesta sugli Pfas del Consiglio regionale, che si è svolta martedì. In quella sede sono stati sentiti il presidente di Miteni, l’irlandese Bryan Antony Mc-Glynn, e il direttore tecnico Davide Drusian. In commissione, secondo quanto riferiscono alcuni componenti, sarebbe emerso per giunta che nella parte Nord del sito produttivo non sarebbe possibile effettuare i carotaggi, perché le macchine non possono arrivarvi.
Tornando al verbale dell’audizione dei Noe in commissione Ecomafie, affermazioni interessanti si trovano per quanto riguarda la stessa Miteni. «Secondo le informazioni ufficiali… hanno interrotto la produzione di Pfoa, quindi di Pfas a catena lunga, nel 2011; in realtà un documento ufficiale di Miteni trasmesso alla Provincia… afferma che la produzione di Pfoa… è stata interrotta nel 2013», afferma Tagliaferri.
A inquinare la questione Pfas, insomma, ci sarebbero anche dichiarazioni tutte da verificare. Secondo il comandante Soggiu, già dal 2004 o dal 2005 «Miteni sapeva benissimo che c’era un inquinamento in atto» e per questo aveva posato una barriera. «Lo si faceva passare come emungimento dei pozzi, ma in realtà ciò avveniva perché c’era questo tipo di problematica», continua Soggiu. Il comandnate del Noe contesta poi l’affermazione dell’attuale proprietà dell’azienda chimica, che è subentrata a Mitsubishi il 5 febbraio 2009, secondo la quale la nuova proprietà non sapeva nulla della contaminazione. «Al momento abbiamo qualche riscontro che non sia proprio così», dice facendo riferimento al ritrovamento di alcune e-mail di cui poi nel verbale non viene riportato il contenuto.
«Ci sono delle indagini e abbiamo fatto ulteriori proposte di iscrizione di altri soggetti nel registro degli indagati» e «abbiamo fatto richiesta di altre indagini e attività che sono al vaglio della magistratura», aggiunge Soggiu. Mentre Tagliaferri sottolina gli elementi di continuità fra la precedente e l’attuale proprietà: da McGlynn, che è in Miteni dal 2007, a Drusian, che vi lavora dal 2003.
L’Arena – 27 ottobre 2017