Marco Bonet. Ci sono i soldi per le Province (40 milioni), quelli per le paritarie (31 milioni), quelli per i treni (23 milioni che salgono a 30 nel 2020). E nel bilancio previsionale 2018-2020 illustrato ieri dal vice governatore Gianluca Forcolin ci sono pure i soldi per pagare la prima rata da 7,5 milioni del maxi mutuo da 140 milioni (altri 160 milioni verranno staccati nel 2019) acceso dalla Regione per proseguire i lavori della Pedemontana, di cui però non si è più saputo nulla. Il closing bancario annunciato dal Consorzio Sis per l’estate, poi spostato a settembre, quindi a ottobre, non è infatti ancora arrivato e ad oggi non si sa bene se e come Jp Morgan sia riuscita a piazzare il bond da 1,55 miliardi a cui è appeso il destino della superstrada. Col risultato che mentre la parte pubblica sta facendo la sua parte con moneta sonante, quella privata deve ancora sbrogliare la matassa finanziaria venutasi a creare con la revisione della convenzione.
Dal closing dipende l’erogazione del contributo una tantum – pure a carico della Regione – da 300 milioni ma soprattutto il prosieguo dei cantieri, che oggi viaggiano a ritmo rallentato. «Sis ha tempo fino a gennaio e Jp Morgan si è impegnata a sottoscrivere l’eventuale inoptato – spiega il segretario della Programmazione Ilaria Bramezza – in ogni caso, se non dovessero farcela entro i termini ci sarebbe la rescissione del contratto senza oneri per la Regione e la nuova messa a gara dell’opera». Uno scenario apocalittico, a dispetto della granitica serenità mostrata da Bramezza, a cui si aggiunge l’attesa per la sentenza del Tar sul ricorso della cordata Salini Impregilo, sconfitta da Sis, secondo cui il contratto è stato sostanzialmente riscritto dalla Regione e quindi doveva essere rimesso a gara.
Tornando al bilancio, che Forcolin vorrebbe vedere approvato in consiglio entro novembre, questo ammonterà a 15 miliardi 685 milioni, 9 miliardi dei quali assorbiti dalla Sanità. Si conferma la scelta dell’amministrazione di non applicare l’addizionale Irpef («Siamo rimasti gli unici in Italia tra le Regioni ordinarie – dice Forcolin – lasciamo nelle tasche dei veneti ogni anno 1 miliardo 150 milioni») così come la spesa libera – quella per le scelte «politiche» – ridotta al lumicino, appena 60 milioni contro i 491 del 2010. La giunta si è quindi preoccupata di onorare gli impegni finanziari (oltre alla rata del mutuo per la Pedemontana ci sono pure i 73 milioni per gli ammortamenti non sterilizzati in sanità, accumulati tra il 1999 e il 2010). Tra le novità, il passaggio della gestione dei servizi forestali, con relativo personale, alla nuova Agenzia per l’innovazione in agricoltura (Avisp), cui andranno i 21 milioni dedicati (16 dei quali per gli stipendi), la stabilizzazione dei 65 milioni per il cofinanziamento dei programmi comunitari («Generano un volano di 2 miliardi 350 milioni» fa sapere il vice governatore) e lo stanziamento di 13,4 milioni per l’acquisizione delle quote di Autovie Venete e la costituzione della newco con la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Anas: «Lo statuto è pronto, attendiamo il via libera del ministero dell’Economia e dell’Anas, entro gennaio». Alla difesa idrogeologica vanno 20 milioni, alla formazione professionale 26 milioni, alle infrastrutture 25 milioni (nel 2020 dovrebbe partire la Sr 10).
Il Corriere del Veneto – 25 ottobre 2017