Dopo tre settimane di “sciopero bianco” della ricetta elettronica, da parte dei medici di medicina generale, che non comunicano più le prescrizioni alla Regione. Dopo un Consiglio regionale straordinario che ha aggiunto nuove tensioni, invece di sanarle. Alla vigilia dello sciopero vero e proprio dei medici di medicina generale – con l’annunciata chiusura degli ambulatori l’8 e 9 novembre, primi di un pacchetto di ben 81 giorni di chiusura – finalmente l’assessore alla Salute Luciano Coletto ha convocato i rappresentanti dei medici veneti: appuntamento martedì 24 ottobre alle 10.30. Tutto risolto? Non proprio, perché tra i camici bianchi di famiglia c’è scetticismo: da mesi i sindacati dei medici – Fimmg, Snami, , Smi, Intesa Sindacale – denunciano una scarsa attenzione della Regione verso la medicina territoriale di base, quella alla quale le famiglie si rivolgono quotidianamente, si tratti di un’influenza o delle cure dopo un ricovero. E qui sta il problema, tanto che la Fimmg avverte: “Finito Struchemo el boton, inizia Seremo el porton”. Tradotto: finito lo sciopero bianco delle ricette elettroniche (che non permette la contabilizzazione in tempo reale dei farmaci), i medici sono pronti allo sciopero vero: due giorni a novembre, tre a dicembre (13, 14 e 15), quattro giorni al mese fino a giugno, via via crescendo fino a 12 giorni al mese, 81 in tutto, garantendo solo le urgenze,«Speriamo che martedì sia la volta buona, che diano risposte chiare alle nostre richieste e non si tratti dell’ennesimo incontro inconcludente», non le manda a dire Domenico Crisarà, presidente della Fimmg Veneto, «il nostro timore nasce dal fatto che è una convocazione senza neppure un ordine del giorno. Vorremmo decisioni, non ritrovarci ancora ad esporre problemi ben noti». Cosa chiedono i medici di famiglia? «Quello che diciamo da mesi, ovvero la reale applicazione da parte della Regione del piano socio sanitario che si è data da anni e che in realtà non esiste per quanto riguarda la parte relativa all’assistenza territoriale», insiste Crisarà, «che è pari a zero, senza nuovi posti letto per i pazienti post acuti e per le cure post ospedaliere. Le case dei veneti ospitano oltre 40mila malati cronici: sono diventate il più grande ospedale della Regione. Gravi invalidità, non autosufficienza e pazienti terminali si traducono in difficoltà fisiche ed economiche a carico di migliaia di famiglie. Il che, naturalmente, si traduce in un indebito sovraccarico di lavoro per i medici di medicina generale, che sono l’unico riferimento delle famiglie». Il braccio di ferro tra medici di famiglia e Regione passa anche attraverso la richiesta di sbloccare le Medicine di gruppo integrate (maxi-studi di medici di base e specialisti aperti 24 ore su 24) e risolvere i problemi di privacy che hanno fatto arenare il fascicolo sanitario elettronico. «Richieste sacrosante», commenta Giovanni Leoni, presidente dell’ordine dei medici di Venezia, «ci siamo proposti più volte alla Regione come mediatori, ma nessuna risposta: è assurdo che non ci sia stato dialogo. Speriamo che l’incontro sblocchi le cose, per il bene dei pazienti e la serenità degli operatori». (Roberta De Rossi)
LA NUOVA VENEZIA – Domenica, 22 ottobre 2017