I risultati dell’ultima indagine sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea” nel 2015. Quotidiano Sanità ha elaborato le classifiche sulla media di tutte le età suddivisa nelle diverse branche di assistenza e per i diversi ambiti di osservazione. ECCO LE TABELLE.
Gli italiani si ricoverano poco, vanno dal medico di famiglia e dallo specialista più della media dei cittadini degli altri paesi Ue (Ue-28), ma non dal dentista dove, anzi, sono agli ultimi posti nell’Ue per frequenza (e col dentista vanno poco anche dall’ortodontista e dall’igienista dentale). Prendono meno farmaci (prescritti o non prescritti) di quasi tutta l’Ue (sono terzultimi), hanno limitazioni fisiche (vista udito e motorie) abbastanza in media rispetto agli altri paesi, ma vanno decisamente peggio per le limitazioni del vivere quotidiano (cura della persona, mangiare, vestirsi, attività domestiche, ma anche nel prendere le medicine e così via) dove le percentuali sono sempre vicine ai valori più elevati. Dal punto di vista dei disturbi depressivi sono tra quelli che ne soffrono meno, mentre rispetto al dolore fisico forte o molto forte sono circa a metà classifica (dodicesimi), ma con valori medi più elevati della media Ue.
Sono questi alcuni dati che emergono dai risultati dell’indagine sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea” nel 2015, appena elaborata dall’Istat utilizzando anche i dati del database Eurostat.
Il ricorso ai servizi
Per quanto riguarda i dati sul ricorso ai servizi sanitari, l’Italia si posiziona in media (8,4% di persone con più di 15 anni che nell’anno precedente l’intervista sono state ricoverate almeno una volta: la media Ue è del 10,6%) al sestultimo posto per ricoveri, ma al terzultimo per le cure odontoiatriche (45,8% contro una media Ue del 60,1%) e sale nella classifica all’ottavo posto per ricorso ai medici specialisti (54,6%, media Ue 49,5%), ma si ferma al dodicesimo per quello che riguarda il medico di medicina generale (74,9% contro una media Ue più alta, al 75,2%).
Il dato è riferito alla media dei risultati ottenuti per le varie fasce di età considerate. Ad esempio, infatti, i ricoveri salgono al 19,1% dai 75 anni in su e per gli ultrasessantacinquenni in media si raggiunge il 15,4%, contro il 6,1% medio tra i 15 e i 64 anni. Le percentuali si discostano meno tra loro rispetto al ricorso allo specialista, dove ad esempio gli ultrasessantacinquenni sono al 67,8% e la fascia di età tra 15 e 64 anni al 50,1 per cento.
Diversa la situazione per il ricorso al medico di medicina generale: gli over 65 raggiungono la media del 91,7% mentre tra 15 e 64 anni si sta sul 69,2 per cento.
Sulla cura dei denti poi le percentuali si ribaltano del tutto e se solo il 36,1% degli over 65 sono ricorsi a questi servizi nell’anno precedente l’intervista, tra 15 e 64 anni si sale al 49 per cento. Ma le differenze sono ancora più evidenti considerando ad esempio gli over 75, fermi al 29,2: più si invecchia, meno si curano i denti quindi, probabilmente anche per una minore disponibilità economica e per uno scarso livello di controllo e assistenza sulla persona (si vedano gli indicatori di limtazioni nella vita quotidiana).
Un capitolo del ricorso ai servizi nell’Ue riguarda il consumo di farmaci e integratori, prescritti o non prescritti. In entrambi i casi l’Italia è terzultima nell’Ue-28 con medie che per i farmaci prescritti sono del 38,4% e per quelli non prescritti del 19,7 per cento. Percentuali che si impennano nelle fasce di età avanzate per i farmaci prescritti dove gli over 75 sono al 70,3%, mentre accade l’opposto per quelli non prescritti, dove il valore maggiore è nella fascia d’età 15-64 anni al 21%, comunque senza differenze eccessive con la media tra tutte le età.
Salute mentale
L’analisi a livello europeo considera due voci: chi soffre di depressione maggiore e chi, nelle due settimane precedenti l’intervista, ha avuto almeno un disturbo depressivo.
Per la depressione maggiore l’Italia con una media tra tutte le età dell’1,6% è a sette posti della Repubblica Ceca, ultima in classifica (ma mancano i dati di Belgio e Olanda), mentre è quintultima con il 4,3% per un disturbo depressivo. Tuttavia la percentuale della media delle età anche in questo caso cambia sostanzialmente per le età più avanzate e in Italia raggiunge negli over 75 il 4,8% nella depressione maggiore e il 12,7% per almeno un disturbo depressivo.
Dolore fisico
Un capitolo a parte è dedicato nell’analisi a chi oltre i 15 anni ha provato dolore fisico forte o molto forte nelle quattro settimane precedenti l’intervista. L’Italia registra una percentuale del 9,2% contro una media Ue dell’8,8% e si classifica al dodicesimo posto. Ma anche qui l’età gioca la sua parte e negli over 75 chi ha provato dolore raggiunge il 20,4 per cento.
Limitazioni fisiche
Vista (per l’Italia 2%), udito (4,1%) e gravi limitazioni motorie (7,2%), sono le tipologie di limitazioni fisiche considerate nell’indagine.
Per le gravi limitazioni nella vista il nostro Paese è esattamente a metà classifica (quattordicesima) nell’Ue-28 che registra una media del 2,1%, ma anche il questo caso le varie fasce di età differiscono in modo sostanziale: negli over 75 si raggiunge l’8,8% conto lo 0,8% tra 15 e 64 anni.
Per le limitazioni (sempre gravi) dell’udito l’Italia è invece all’undicesimo posto, esattamente in media Ue. E anche in questo caso di ha un valore del 18,9% per gli over 75 e dell’1,3% tra i 15 e i 64 anni.
Le gravi limitazioni motorie vedono l’Italia (7,2%) al decimo posto, con un valore più elevato della media Ue (6,6%), che si impenna letteralmente nelle età maggiori: 36,6% per gli over 75 e si abbatte in quelle più giovani (ma nemmeno troppo) raggiungendo tra 15 e 64 anni l’1,8 per cento.
Limitazioni nella vita quotidiana
In questo capitolo l’Italia è, purtroppo, sempre quasi in cima alla classifica che tuttavia considera solo le età dai 65 anni in su per tutte le voci, anche se comunque si impenna quasi sempre per gli over 75 rispetto all’altra fascia di età considerata, tra 65 a 74 anni. Un vero e proprio allarme per l’assistenza domiciliare, non solo sanitaria e comunque per l’assistenza che evidentemente è necessariamente continua nella vita di tutti i giorni.
Quattro gli ambiti in cui l’Italia è seconda in Europa per limitazioni: gravi difficoltà (come per tutte le voci) a prendere le medicine (media tra tutte le età 8,6%, per gli over 75, 15,5%, contro una media Ue del 5,2% e del 9,6% per gli over 75); mangiare da soli (Italia 3,6%, negli over 75 il 6%, media Ue 1,9% e 2,6% negli over 75); usare i servizi igienici (Italia 6,5%, per gli over 75 si raggiunge l’11,4%, media Ue 3,6% che negli over 75 si ferma al 6,4%); preparare i pasti (Italia 11,6%, 19,5% tra gli over 75, media Ue 7,3% che arriva al 12,9% negli ultrasettantacinquenni).
Ma anche nelle altre tipologie di limitazioni (sempre gravi) non va meglio.
L’Italia è terza per la difficoltà a usare il telefono (con il 7,4% contro il 4,4% della media Ue) e per sdraiarsi o alzarsi dal letto o da una sedia (Italia 7,3%, media Ue 4,7%).
Le due limitazioni in cui l’Italia non è tra le peggiori, raggiunge il quindicesimo posto nell’Ue, ma è comunque sempre al di sopra della media dei 28 paesi, sono quelle relative alle attività domestiche (Italia 30,6%, media Ue 25,8%) e attività domestiche occasionali, ma pesanti (30,2%, media Ue 24,2%). Per queste due voci è relativamente vicina anche la differenza. sempre molto più elevata nelle altre voci – degli over 75 che rispetto alla media di tutte le età salgono di circa il 17 per cento.
Nel fare la spesa le gravi difficoltà degli italiani sono in media per il 17,2% contro una media Ue del 13% e nelle attività di cura della persona sono al sesto posto con l’11,2% su una madia Ue dell’8,8 per cento. Per queste voci tuttavia le cose vanno decisamente peggio per gli over 75 che raggiungono rispettivamente il 29,1% e il 19 per cento.
Nelle altre voci l’Italia è sempre al quinto posto nell’Ue.
Per le attività domestiche leggere la media tra tutte le età è del 15,2% (quella Ue del 10,3%), con gli over 75 che raggiungono però il 25,2 per cento. Nel frasi il bagno o la doccia hanno gravi difficoltà in media il 10,4% (Ue 7,6%) ma negli over 75 si raggiunge il 17,6 per cento. Nella gestione delle attività economiche e amministrative abituali, le difficoltà sono per il 13,6% dai 65 anni in su e per il 23,1% negli over 75 contro medie Ue che negli over 65 sono al 9% e raggiungono il 15,8% in chi ha più di 75 anni.
Dati significativi quindi, che presuppongono la necessità di valutare un livello di assistenza ben più alto dell’attuale sia dal punto di vista sanitario che per la vita di tutti i giorni negli anziani, maggiore è la loro età. Soprattutto in considerazione del recente dato dell’Ocse per cui nel 2050 ci saranno 53 over 65 ogni 100 persone in età lavorativa (oggi 28) e per l’Italia va peggio: nel 2050, ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi), rendendo l’Italia il terzo più vecchio Paese OCSE dopo il Giappone (78) e la Spagna (76).
Quotidiano sanità – 23 ottobre 2017