Il mini-pacchetto previdenziale per la manovra è pronto. E, tra le varie misure, prevede il prolungamento di un anno, a tutto il 2019, del periodo di sperimentazione dell’Anticipo pensionistico volontario. Un’estensione quasi obbligata visti i ritardi che hanno accompagnato l’avvio dell’operazione: il Dpcm sull’Ape volontario è in vigore solo dal 18 ottobre dopo essere stato pubblicato il giorno precedente sulla Gazzetta ufficiale.
In attesa della versione finale del Ddl di bilancio, al momento il capitolo in versione “light” sulla previdenza è considerato nel complesso “stabile”. A questo punto è infatti giudicato molto basso il rischio che alcune disposizione possano uscire dal provvedimento definitivo al termine del lavoro di scrematura che i tecnici stanno completando per rendere l’articolato snello. Ma anche nell’eventualità (improbabile) in cui qualche norma dovesse saltare in extremis, sarebbe automatico il suo ripescaggio facendo leva su emendamenti alla stessa manovra da approvare in Parlamento.
Il mini-pacchetto poggia anzitutto sul bonus contributivo per agevolare l’accesso all’Ape social alle donne sotto forma di “sconto” di 6 mesi per ogni figlio fino a un massimo di due anni (si veda Il Sole 24 Ore del 17 ottobre). All’Ape sociale potranno accedere anche i lavoratori con requisiti in regola cui scade l’ultimo contratto a termine a patto che abbiano almeno 18 mesi di contratti di lavoro effettuati negli ultimi tre anni. La prima misura dovrebbe avere un impatto in termini di maggiori oneri di finanza pubblica inferiore ai 50 milioni nel 2018, che resterebbe sostanzialmente costante nei due anni successivi. Il secondo intervento dovrebbe richiedere una copertura di circa 25 milioni per il prossimo anno e avvicinarsi ai 30 milioni nell’anno successivo.
Come comunicato dal Governo ai sindacati (assolutamente insoddisfatti per le decisioni sulle pensioni) al tavolo del confronto sulla “fase 2” della previdenza, scatterà anche la detassazione della previdenza complementare per gli statali. La manovra in particolare introduce l’estensione dal 1° gennaio 2018 ai dipendenti pubblici della deducibilità dei contributi versati e del regime di tassazione sulle prestazioni delle forme pensionistiche integrative già previste per i lavoratori privati. Confermato anche il restyling e la stabilizzazione della Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) che viene svincolata dai requisiti Ape e in parte agganciata anche alla misure sulle ristrutturazioni aziendali.
Il testo finale del Ddl di bilancio (che insieme al decreto fiscale collegato compone la manovra) dovrebbe essere pronto per l’inizio della prossima settimana per poi essere trasmesso al Senato dove comincerà il suo cammino parlamentare. Che si annuncia comunque abbastanza lento. Il testo sarà incardinato non prima del 26 ottobre per consentire a Palazzo Madama di votare la legge elettorale. Ma in realtà l’iter decollerà soltanto una decina di giorni più tardi. La scadenza per la presentazione degli emendamenti dei gruppi parlamentari dovrebbe essere fissata il 6 novembre mentre le votazioni in commissione Bilancio dovrebbero cominciare il 14 novembre e andare avanti per non più di una settimana per consentire al testo di approdare in Aula attorno al 21-22 novembre dove è già quasi scontato il ricorso alla fiducia da parte del Governo. Dopo il via libera di Palazzo Madama al provvedimento resterebbe non più di un mese di tempo per essere esaminato e quasi sicuramente modificato dalla Camera per poi tornare al Senato per ottenere il disco verde definitivo prima di Natale. Il decreto fiscale marcerà in parallelo al Ddl di bilancio, ma con tutta probabilità Montecitorio non avrà la possibilità di correggere il testo che arriverà da Palazzo Madama a causa dei tempi molto stretti per la conversione in legge (i 60 giorni dalla pubblicazione sulla “Gazzetta” avvenuta a inizio settimana). Per il Dl il termine per la presentazione degli emendamenti dei gruppi parlamentari è fissato il 31 ottobre ma in commissione si dovrebbe cominciare a votare solo dal 7 novembre.
Davide Colombo e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 22 ottobre 2017