«Entro novembre avremo a disposizione la relazione dell’Iss, Istituto superiore di sanità, sull’analisi del rischio degli alimenti prodotti in zona rossa». Questo il punto fermo che arriva da palazzo Balbi. Insomma, c’è ancora da attendere qualche settimana per avere risposte certe e capire quanto e con quali conseguenze l’inquinamento di Pfas della falda ha intaccato il terreno su cui si coltivano la verdure e la frutta che finiscono sulle tavole. Ma vale anche per il pesce e la carne che arriva dagli allevamenti dove si attinge dai pozzi contaminati da sostanze perfluoroalchiliche. Tutte le analisi sono concentrate nella cosiddetta zona rossa, cioè 21 Comuni tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
«In realtà, questi dati erano stati annunciati per Io scorso luglio – denuncia il dem Andrea Zanoni -. E invece ancora niente. Ho depositato un’interrogazione proprio perché dall’estate stiamo aspettando e l’unico dato oggettivo è la mancanza di dati. Questo ritardo è inquietante. Viene il dubbio che non si voglia porre la massima attenzione sulla catena alimentare, minimizzando per tranquillizzare i cittadini e consumatori. Ma così facendo si ottiene l’effetto opposto. Quei risultati dovevano essere già disponibili. La scoperta dell’inquinamento risale ormai a quattro anni fa. Ricordo che nel novembre 2015 la sezione Veterinaria e sicurezza alimentare trasmise le prime analisi da cui emergevano evidenti contaminazioni su pesci, uova, bovini e selvaggina».
Quelli però erano dati parziali. Il monitoraggio sotto l’egida dell’Iss, insieme all’Istituto Zooprofilattico e la collaborazione con l’Efsa, Autorità l’autorità europea per la sicurezza alimentare, coordinato dalla Regione, è ripartito da zero e sta proseguendo “a pieno ritmo” dallo scorso autunno. Ora si è alle battute finali. «Anzi – spiegano da palazzo Balbi – proprio perché lo scorso anno non si è riusciti a completare la raccolta di tutte le matrici alimentari di quella stagione abbiamo dovuto attendere fino a qualche settimana fa la fine della raccolta». Da Venezia poi sottolineano come sia sempre stata data massima priorità a questo monitoraggio. Mercoledì scorso a Venezia si è svolto un incontro con i tecnici dei diversi istituti coinvolti.
Ieri lo stesso team di esperti si è ritrovato a Parma, sede dell’Efsa in Italia. «È importante il coinvolgimento dell’Agenzia europea – precisano dalla Regione perché sarà quest’ultima poi a dettare le linee che saranno valide non solo per il nostro territorio, ma anche in altre realtà». Quanto agli esiti non si possono anticipare: sono tutti abbottonatissimi
Il Giornale di Vicenza – 20 ottobre 2017