di Barbara Gobbi. Il Fondo sanitario nazionale a 114 miliardi? A leggere la bozza della manovra al momento in circolazione – ma chissà quante ne seguiranno da qui al 27 ottobre, quando il Ddl di Bilancio approderà in Senato – sull’importo effettivo del Fsn 2018 le nebbie non si diradano. Anzi. Se i 114 miliardi nominali per il 2018, uno in più rispetto al 2017, erano già seriamente decurtati dei 604 milioni di contributo alla Finanza pubblica imposto dal decreto 135 del giugno scorso (“Rideterminazione del fabbisogno sanitario nazionale”), l’importo di cui effettivamente potranno fruire le Regioni per la Sanità rischia di essere ulterormente rosicchiato. Proprio mettendo le mani sui risparmi attesi nelle Regioni, grazie all’introduzione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza.
La nuova legge di Bilancio chiede infatti un «contributo destinato alla riduzione del debito» pari 2,2 miliardi di euro: questa la principale voce che andrà ad alimentare il «concorso alla Finanza pubblica delle Regioni a statuto ordinario, per il settore non sanitario», che sarebbe dovuto essere di 2,7 miliardi e che viene ridotto dalla manovra di 100 milioni di euro. Ai 2,6 miliardi di euro complessivi chiesti ai governatori si arriva, in definitiva, sommando ai 2,2 mld di cui sopra, una riduzione delle risorse per l’edilizia sanitaria pari a 94,10 milioni di euro e altri 300 milioni di euro «in ambiti di spesa e per importi proposti, nel rispetto dei Livelli essenziali di assistenza». I risparmi derivanti dalla rottamazione dei vecchi Lea, insomma, se il Ddl di Bilancio definitivo dovesse confermare questa bozza, andrebbero “versati” dalle Regioni allo?Stato. Il Fsn nazionale perderebbe dunque anche per strada altri 300 milioni? La manovra è ancora tutta da definire e chissà quanto cambierà, ma il rischio al momento c’è. Altro che fondo per i contratti…
Ed è inevitabile che i primi commenti a caldo denotino tutto il malumore possibile: «Se le anticipazioni che circolano sulla manovra votata dal Consiglio dei ministri sono vere – afferma il coordinatore degli assessori al Bilancio, Massimo Garavaglia – è chiara la scelta del Governo e della maggioranza che lo sostiene: modello Grecia. Questo è l’obiettivo, far arrivare il fondo sanitario nazionale al 5% del Pil come in Grecia, lontanissimo dal 9,5% della Germania. Eravamo al 6,9% nel 2013, oggi siamo già sotto il 6,5%, e nel 2018 il crollo. Tagli all’edilizia sanitaria, ai Lea e zero euro per i contratti i sanità che quindi vengono rinviati sine die, unico comparto della Pa. Speriamo che siano solo bozze di lavoro sbagliate – chiosa Garavaglia – anche se non capiamo cosa diavolo abbiano votato i ministri».
Il Sole 24 Ore sanità – 18 ottobre 2017