Il Rosatellum 2.0 va. L’approvazione da parte della Camera consegna un testo che può considerarsi già alla stregua di quello finale. È infatti inverosimile che il Senato possa apportarvi modifiche, che poi non ci sarebbe il tempo per sottoporre a un secondo giro a Montecitorio.
Il testo licenziato ieri dall’aula è un sistema proporzionale con una “spruzzata” di maggioritario, ottenuta attraverso la reintroduzione dei collegi uninominali (232 alla Camera e 116 al Senato compresi quelli di Trentino e Valle d’Aosta) nei quali i partiti si potranno anche coalizzare. Coalizioni che tuttavia sono labili, visto che non è prevista né la presentazione di un programma comune né l’indicazione di un unico leader (o come nei precedenti sistemi del candidato premier) ma solo dei capi delle singole liste. Con i collegi uninominali verranno eletti il 36% dei seggi della Camera, con il proporzionale il restante 64 per cento.
Sulla parte proporzionale l’elettore non potrà apporre preferenze: accanto a ciascuna lista compariranno i nomi (da 2 a 4) dei candidati scelti dal partito. La scheda sarà una sola e avrà scritte sul frontespizio le istruzioni per l’uso: barrando sul nome del candidato dell’uninominale automaticamente il voto andrà alla lista che lo sostiene; se si tratta di una coalizione di più liste e l’elettore non ha barrato nessuna di queste, il suo voto verrà ripartito all’interno dell’alleanza in proporzione ai voti raccolti da ciascun partito. Non è quindi possibile il voto disgiunto come avveniva con il Mattarellum (l’elettore aveva infatti 2 schede: una per l’uninominale e una seconda per la parte proporzionale). La soglia di sbarramento che consentirà di accedere al Parlamento è fissata al 3% sia alla Camera che al Senato e verrà calcolata su base nazionale. È stato anche introdotto un freno alle liste civetta: in caso non raggiungano l’1% i loro voti andranno dispersi e non più assegnati ai partiti della coalizione.
Il testo delega poi il governo a definire i collegi plurinominali, che potrebbero essere circa 65.
Quanto alle firme necessarie per la presentazione delle candidature, il testo finale del Rosatellum dimezza, rispetto a quello originario, il numero delle sottoscrizioni da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa, dunque, da 1.500-2.000 a circa 750.
C’è poi il capitolo del voto all’estero. Dei 399 deputati eletti con il metodo proporzionale, 12 continueranno ad essere eletti nelle Circoscrizioni Estere. Sarà inoltre possibile che residenti in Italia si presentino all’estero. Si tratta di una norma inserita in commissione alla Camera attraverso un emendamento presentato dal centrista Lupi. Norma che ha scatenato un putiferio perché ribattezzata dai grillini “salva-Verdini” con la motivazione che consentirebbe al leader di Ala, in caso di condanna, di presentarsi fuori dai confini nazionali. Una ricostruzione rispedita al mittente dalla maggioranza che fa notare come la legge sull’incandidabilità e l’ineleggibilità non consentano né di candidare né di eleggere un condannato.
Sulla parte proporzionale l’elettore non potrà apporre preferenze: accanto a ciascuna lista compariranno i nomi (da 2 a 4) dei candidati scelti dal partito. La scheda sarà una sola e avrà scritte sul frontespizio le istruzioni per l’uso: barrando sul nome del candidato dell’uninominale automaticamente il voto andrà alla lista che lo sostiene; se si tratta di una coalizione di più liste e l’elettore non ha barrato nessuna di queste, il suo voto verrà ripartito all’interno dell’alleanza in proporzione ai voti raccolti da ciascun partito. Non è quindi possibile il voto disgiunto come avveniva con il Mattarellum (l’elettore aveva infatti 2 schede: una per l’uninominale e una seconda per la parte proporzionale). La soglia di sbarramento che consentirà di accedere al Parlamento è fissata al 3% sia alla Camera che al Senato e verrà calcolata su base nazionale. È stato anche introdotto un freno alle liste civetta: in caso non raggiungano l’1% i loro voti andranno dispersi e non più assegnati ai partiti della coalizione.
Il testo delega poi il governo a definire i collegi plurinominali, che potrebbero essere circa 65.
Quanto alle firme necessarie per la presentazione delle candidature, il testo finale del Rosatellum dimezza, rispetto a quello originario, il numero delle sottoscrizioni da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa, dunque, da 1.500-2.000 a circa 750.
C’è poi il capitolo del voto all’estero. Dei 399 deputati eletti con il metodo proporzionale, 12 continueranno ad essere eletti nelle Circoscrizioni Estere. Sarà inoltre possibile che residenti in Italia si presentino all’estero. Si tratta di una norma inserita in commissione alla Camera attraverso un emendamento presentato dal centrista Lupi. Norma che ha scatenato un putiferio perché ribattezzata dai grillini “salva-Verdini” con la motivazione che consentirebbe al leader di Ala, in caso di condanna, di presentarsi fuori dai confini nazionali. Una ricostruzione rispedita al mittente dalla maggioranza che fa notare come la legge sull’incandidabilità e l’ineleggibilità non consentano né di candidare né di eleggere un condannato.
Mariolina Sesto – Il Sole 24 Ore – 13 ottobre 2017