Rafforzare il rapporto tra il sindacato e i giovani, rilanciare un dialogo proficuo con le nuove generazioni e consentire loro, attraverso interventi diretti, di approfondire la conoscenza delle pubbliche amministrazioni. Questo l’obiettivo del rapporto di ricerca “Salute, sanità e diseguaglianze sociali: dalle strategie europee alla realtà campana” presentato dal Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Funzione Pubblica Cgil Campania.
La scelta di studiare la sanità è stata frutto di due considerazioni, da un lato, negli aspetti positivi e negativi, essa appare paradigmatica del settore pubblico, dall’altro le diseguali opportunità di accesso alla sanità possono rappresentare una delle forme più discriminanti delle società occidentali.
“I cambiamenti a cui stiamo assistendo nel settore – è stato ricordato nel corso della presentazione incontro al Circolo Artistico politecnico di Napoli – sono determinati da spinte apparentemente contraddittorie. Da un lato le indicazioni europee auspicano una promozione di un nuovo concetto di benessere dei cittadini, dall’altro cambiamenti demografici e tecnologici ridefiniscono nuovi bisogni di cura e nuovi soggetti da seguire per più tempo, ma soprattutto incombono le esigenze finanziarie che dettano le agende, fissano le priorità e restringono le risorse destinate alla sanità. In tutto questo, il modello di sanità italiano, ancora considerato a livello mondiale per alcuni versi fra i migliori, è in crisi. Dove individuare i nodi del malfunzionamento del sistema? E in che misura si può quantificare, misurare, capire ed individuare del malfunzionamento la sua dimensione peggiore, ossia la corruzione?”
“In Campania – ha ricordato il segretario generale della Cgil Campania, Giuseppe Spadaro – l’aspettativa di vita è inferiore a quella del resto del Paese. Problemi di governance, testimoniati dai tanti commissariamenti, hanno penalizzato la sanità campana. L’intreccio tra corruzione, appalti e mancanza di servizi è diventato micidiale. Siamo ad un livello intollerabile. Dobbiamo mobilitarci”. All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, il segretario generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino e il presidente Anac, Raffaele Cantone.
Insomma la Salute paradigma delle diseguaglianze sociali. E Cantone ha puntato il dito sui dati e sull’entità del fenomeno: “La corruzione percepita – ha detto – non ha nulla a che vedere con quella reale: quando chiediamo al cittadino se la sanità è corrotta oppure no, la sua risposta ha un tasso scientificità prossimo allo zero. E se ci fermassimo ai dati giudiziari – ha sottolineato – il tasso potrebbe sembrare fisiologico”.
Secondo Cantone c’è dunque un “approccio scandalistico sulla corruzione in Sanità che tende a sparare cifre che non sono attendibili”. “E’ stato detto che la corruzione ha un valore pari a 6 miliardi – ha aggiunto – ma non è un dato scientifico né empiricamente valido”. Proprio la mancanza di dati certi da un lato non deve spingere a sottovalutare gli allarmi e dall’altro deve tenere conto della tendenza a esagerare”.
Cantone ha poi acceso i fari sul sistema di regole che governano il rapporto tra Sanità pubblica e Sanità privata. “Secondo me – ha evidenziato – è un problema legislativo e non di linee guida. Prendiamo gli accreditamenti delle strutture sanitarie private: tutto l’iter è formato da una logica consolidata nel corso del tempo. Si potrebbe forse pensare a regole nuove, quanto meno per gli accreditamenti nuovi – ha concluso – e prevedere meccanismi a scadenza”. Zone oscure indicate anche nella formazione delle liste di attesa “che possono innescare corruzione e alto conflitto d’interessi”.
Rafforzare il rapporto tra il sindacato e i giovani, rilanciare un dialogo proficuo con le nuove generazioni e consentire loro, attraverso interventi diretti, di approfondire la conoscenza delle pubbliche amministrazioni gli scopi dello studio.
Ettore Mautone – Quotidiano sanità – 5 ottobre 2017