Rispetto a quanto si registra nell’opinione pubblica generale, i medici italiani appaiono più fiduciosi del loro sindacato, ma vorrebbero che riacquistasse più autorevolezza e per questo chiedono anche uno sforzo maggiore per l’unità sindacale della categoria (la vorrebbe un medico su tre). Più critici i giovani che lamentano la lontanza del sindacato dal loro vissuto e dai loro problemi. La ricerca presentata oggi a Roma in un convegno con la presidente della Commssione Sanità De Biasi, l’ex ministro del Lavoro Sacconi e la segretaria nazionale della Cgil FP Taranto. L’INDAGINE ANAAO/SWG
Ai medici il sindacato piace. Se la fiducia degli italiani verso le istituzioni, sindacato compreso, nel corso degli ultimi 20 anni ha registrato brusche cadute, per i medici questa frattura sembra non essere tanto profonda. Pur ammettendo la scarsa capacità di incidere delle iniziative sindacali, la categoria mantiene alto il livello di fiducia verso il sindacato (i 2/3 è iscritto), sia per l’aspettativa di un supporto pratico sia perché consapevole che senza, le condizioni di lavoro sarebbero di gran lunga peggiori.
Le diversità di genere e di età modificano, però, il giudizio complessivo. I giovani si sentono poco rappresentati e le donne appaiono convinte che all’interno della professione, e del sindacato, ci sia un forte atteggiamento maschilista, negato peraltro dalla maggioranza degli uomini.
Questi in sintesi i risultati dell’indagine commissionata dall’Anaao Assomed alla SWG in collaborazione con Health Communication sul sindacato nel mondo medico, dalla quale emerge anche una ricetta contro il declino: la crisi di rappresentanza del sindacato tradizionale può essere superata solo se si riesce a costruire un forte soggetto unitario.
Entrando nel dettaglio, l’’indagine mette in luce che:
– il campione di medici ospedalieri interpellato ripone fiducia nelle organizzazioni sindacali in misura maggiore rispetto alla media della popolazione
– i 2/3 è iscritto a un sindacato
– una consistente quota di iscritti dichiara di partecipare, almeno saltuariamente, alle attività promosse dal sindacato, e solo una minoranza (17%) non lo fa
– la maggioranza assoluta del campione (79%) sostiene l’importanza della presenza del sindacato nel mondo del lavoro, ma risulta più bassa (44%) la percentuale che riconosce autorità al suo ruolo
– forte è la convinzione che senza la presenza del sindacato le condizioni di lavoro sarebbero sicuramente peggiori (60%)
– l’iscrizione al sindacato assume il significato di un contributo personale al miglioramento delle condizioni lavorative (65%) e contestualmente di difesa collettiva nei confronti del datore di lavoro (62%). Motivazioni che appaiono significativamente più forti tra gli iscritti (78% e 70%)
– 8 interpellati su 10 pensano che la categoria non possa non avere un sindacato ma, pur ritenendo utile l’azione da esso svolta (66%), esprimono dubbi sull’efficacia e incisività delle sue iniziative.
Le differenze tra organizzazioni sindacali
La fiducia verso il sindacato in quanto tale appare inferiore rispetto a quella nutrita verso il sindacato cui si è iscritti (67% contro 40%).
Per quanto riguarda la percezione delle differenze esistenti tra le varie sigle sindacali, le opinioni risultano alquanto variegate tra chi ritiene non ci siano differenze e chi sostiene che esse siano marginali, chi le ritiene,invece, evidenti e chi comunque auspica un forte sindacato unitario. Quest’ultima posizione, pur non raccogliendo la maggioranza assoluta, rappresenta la scelta prevalente, avversata da non più del 25% del campione.
Le cause della attuale crisi di rappresentanza del sindacato sono imputate a più fattori: una percezione di lontananza dai bisogni reali, una scarsa capacità di contrastare efficacemente il datore di lavoro, un deficit di preparazione dei suoi rappresentanti, la generale crisi delle ideologie che ha portato ad un riflusso verso il privato e l’individualismo.
Tuttavia la categoria, soprattutto tra gli iscritti ad un sindacato, si dimostra fiduciosa e confida nella possibilità di superare la crisi attraverso la costruzione di un forte soggetto unitario.
Priorità e compiti del sindacato
Secondo la maggioranza dei medici interpellati le priorità del sindacato dovrebbero essere sia di ordine economico – che normativo, mirando alla certezza applicativa delle norme contrattuali ed alla riduzione dei carichi di lavoro e del disagio correlato. Gli iscritti, rispetto a quanti non hanno la tessera sindacale, sembrano essere più attenti all’aspetto economico e chiedono al sindacato anche assistenza legale (84%) e tutela assicurativa (64%).
In un’epoca in cui si sono un persi di vista i valori e trionfa il pensiero debole è interessante notare come tra i medici prevalga l’idea di un sindacato che – pur tenendo conto delle singole specificità – sia capace di impegnarsi soprattutto a livello collettivo, tenendo conto delle esigenze di tutta la categoria e non solo dei suoi iscritti.
Focus giovani e donne
Il sindacato appare un’entità un po’ estranea al modo di vivere e di pensare dei giovani medici. Sembra essere poco convincente il supporto che è oggi in grado di assicurare loro e scarso lo spazio messo a disposizione all’interno dell’organizzazione. Valutazioni che risultano in molti casi condivise anche dalla parte più matura della categoria.
Per quanto riguarda le donne medico notiamo la forte discrepanza tra le risposte fornite dai due sessi: le donne sono convinte che all’interno della professione ci sia un forte atteggiamento maschilista, negato peraltro dalla maggioranza degli uomini. I quali, inoltre, disconoscono le difficoltà con cui si scontrano le colleghe all’interno della azienda sanitaria pubblica e, più delle loro colleghe, si dicono convinti che il sindacato si occupi a sufficienza delle questioni femminili dando attenzione e spazio alle donne medico.
29 settembre 2017 – Quotidiano sanità