Il ministero della Salute respinge la richiesta della Regione Veneto di fissare un limite nazionale per la concentrazione degli inquinanti Pfas nelle acque potabili, e il governatore Luca Zaia, che definisce «scandaloso» l’atteggiamento di Roma, decide di muoversi in autonomia. «Ci arrangiamo, procederemo a una drastica riduzione dei limiti in Veneto».
L’annuncio è del Presidente, che ha già incaricato il direttore generale di Arpav, Nicola Dell’Acqua, in qualità coordinatore della commissione «Ambiente e Salute» (che ha assorbito le competenze della «commissione tecnica Pfas») di convocare l’organismo. Il mandato – precisa Zaia – è quello di «definire una proposta di drastica riduzione dei limiti in Veneto, che la Giunta regionale approverà al più presto, dando agli enti acquedottistici l’indicazione di uniformarsi alle nuove disposizioni». Per Zaia «a livello governativo manca la volontà politica di gestire il problema, basti pensare agli 80 milioni di euro promessi per la messa in sicurezza degli acquedotti e mai stanziati».
Un annuncio, quello del governatore, che ha scatenato critiche da più fronti. «Ora la risoluzione viene presentata come reazione al deficit del governo, in realtà è la dimostrazione di quanto sia nelle competenze regionali procedere a fissare i limiti» sbotta la senatrice Pd Laura Puppato, della commissione parlamentare d’inchiesta che si sta occupando di Pfas. Le fa eco Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd: «Zaia poteva e doveva fissare i limiti quattro anni fa, quando è esploso il caso Pfas». Anche per la consigliera regionale Cristina Guarda (Lista Moretti Presidente) «Zaia doveva agire da anni, ha poco da fare la vittima». Per il senatore Udc Antonio De Poli «Ai veneti servono una linea chiara contro l’emergenza Pfas e risorse, gli 80 milioni stanziati dal CIPE, annunciati e mai arrivati». Soldi che, precisa Puppato «non sarà possibile erogare finché non sarà presentato dalla Regione il progetto almeno ad uno stadio di studio di fattibilità».
Intanto, la Miteni fa sapere che l’adesione allo sciopero dei dipendenti per mercoledì è stata molto più bassa rispetto ai dati diffusi dall’Rsu. Per i sindacati l’altro ieri ha incrociato le braccia quasi il 90% dei circa 120 lavoratori dell’azienda chimica, mentre per Miteni non si è andati oltre il 32% (pari a 39 dipendenti).
Il Corriere del Veneto – 22 settembre 2017