Sembrava una situazione facilmente gestibile. Forse è stata presa sottogamba. Crescono nel Lazio i casi da virus chikungunya. Sono 17 quelli diagnosticati tra Roma e a Anzio, a pochi chilometri dalla Capitale, frequentata in estate dai romani che poi l’hanno «importata» nei quartieri di residenza. L’infezione è benigna, come una forma influenzale. Ma si lega a una vera e propria emergenza. Blocco delle donazioni di sangue e emoderivati nella Asl Rm2 (zona sudest della città, un milione circa di abitanti, dove si trovano i quartieri dei focolai) e Anzio. Misure precauzionali negli altri centri trasfusionali della Regione: se appartenente a un cittadino che ha soggiornato in una delle due località colpite, il sangue raccolto resterà in quarantena per 5 giorni prima di essere usato se il volontario non ha manifestato sintomi. Sospese per 28 giorni a livello nazionale le donazioni di chi ha soggiornato nei Comuni colpiti. I tecnici riuniti fino a sera avevano preso in considerazione il blocco totale che però avrebbe messo in ginocchio la città. «Sono state attivate tutte le misure per evitare carenze. Già partita la gara di solidarietà tra le altre Regioni per inviare i quantitativi di cui c’è bisogno», rassicura il direttore del centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno.
Nessuno fra i pazienti infettati dal virus si era recato di recente in Paesi dove la malattia è endemica. Significa che ci sono focolai autoctoni, cioè che hanno avuto uno sviluppo indipendente dalla presenza di un viaggiatore contagiato durante una trasferta esotica. Il virus si è moltiplicato nelle zanzare tigre che pungono individui già malati e poi diffondono la chikungunya con altre punture. Il periodo di caldo e piogge tra settembre e ottobre facilita la proliferazione degli insetti. I casi sfuggiti potrebbero essere di più.
In una metropoli di circa 3 milioni abitanti, la decisione di intervenire sul sangue può avere risvolti drammatici. Un’attività trasfusionale bloccata o ridotta fa saltare gli interventi programmati e complica quelli in codice rosso. A Roma in 4 settimane si raccolgono circa 12 mila unità di sangue. Senza continuo rifornimento di donazioni, la Capitale ha un’autonomia di 4-5 giorni. Gli aiuti delle altre Regioni si rendono indispensabili.
«L’impatto di un’eventuale recrudescenza delle infezioni da chikungunya è stato sottovalutato», afferma Aldo Ozino Caligaris, presidente di Fidas Lazio, una delle 4 grandi associazioni di volontari con Fratres, Croce Rossa e Avis. La sindaca Virginia Raggi ha firmato ieri un’ordinanza di disinfestazione straordinaria di zanzare. Attaccata dal Pd per il ritardo nell’intervento e dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: «Hanno aspettato troppo». La replica: «Chi doveva avvertirci non l’ha fatto per tempo». Anche il Lazio ha sottovalutato. Nel 2016 il centro di Parassitologia-entomologia clinica della Sapienza aveva sollevato il problema della prevenzione. Inascoltato. Per segnalare la presenza di zanzare è attiva l’app gratuita per smartphone zanzamatt.it a cura del gruppo di ricerca.
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 14 settembre