La zootecnia rialza la testa. Il boom del prezzo del burro (+90% in un anno) è solo la punta dell’iceberg di un recupero delle quotazioni dei principali prodotti che hanno ridato verve al settore dopo anni di crisi. A riaccendere i motori soprattutto lattiero-caseari e suini.
Il latte ha chiuso agosto a 37,92 euro/cento litri, con un aumento del 15% in un anno. «Si tratta – spiega Giorgio Apostoli, responsabile zootecnia di Coldiretti – del prezzo indicizzato Italatte che è il combinato di un prezzo dei 28 paesi Ue di giugno, pari a 33,23 euro, e il prezzo medio del Grana Padano 9 mesi di agosto (6,77 euro/kg). Il latte spot a Lodi ha raggiunto il 28 agosto scorso 46,40 euro, mentre burro e panna continuano battere i record».
Una boccata d’ossigeno è arrivata dall’aumento dell’import cinese e asiatico e dalla domanda super di burro da parte dell’industria dolciaria. Il made in Italy è stato premiato poi dalle ottime performance dell’export di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Per Ettore Prandini, vicepresidente della Coldiretti e numero uno in Lombardia, regione che rappresenta oltre il 40% del sistema zootecnico nazionale, non ci sono dubbi: «Si tratta anche del risultato della nuova etichetta con l’indicazione dell’origine per latte e formaggi in vigore da aprile e della sensibilizzazione dei consumatori sulle differenze qualitative dei prodotti».
Un’altra componente è l’efficacia dei sistemi dei controlli. Solo per il latte in Lombardia vengono effettuati ben 20mila controlli al giorno. Le garanzie offerte dal sistema zootecnico nazionale hanno convinto i consumatori italiani e hanno rafforzato la presenza in mercati come gli Usa «dove – dice Prandini – è possibile un’ulteriore crescita. Puntiamo a un agroalimentare di nicchia a livello mondiale. Il modello è quello che rappresentano per la moda Della Valle o Cucinelli. Nicchie di eccellenza che macinano numeri importanti».
Le stalle hanno investito molto in innovazione e benessere e oltre al latte le prospettive sono favorevoli anche per le carni bovine. Ci sono segnali di ripresa infatti per le razze autoctone, dalla Chianina alla Piemontese. Prandini annuncia infine un progetto con il Gruppo Cremonini che prevede di riutilizzare i territori vocati per la linea vacca-vitello. Bene anche il trend dei suini con incrementi che vanno dal 21,85%, tra gennaio agosto 2016 e lo stesso periodo 2017, del suino Dop, al +31,73% per i suinetti da 25 kg. E su questo fronte ci sono ancora molte potenzialità. «Intanto estendendo subito l’etichetta a tutti gli insaccati e poi adottando anche una nuova politica per i reflui che oggi grazie all’utilizzo dei separatori possono essere trasportati come polvere e utilizzati in sostituzione delle sostanze chimiche».
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 ore – 3 settembre 2017