Sarà un referendum a decidere se l’azienda nogarese «Bio Pig» di Nogara, di proprietà della famiglia Cascone, potrà o meno realizzare un allevamento di circa 15mila maiali nel Comune di Schivenoglia, un piccolo centro della confinante provincia di Mantova. Lo ha deciso nei giorni scorsi il consiglio comunale dopo che dallo scorso giugno alcuni residenti del paese lombardo, 1.500 abitanti in tutto, si sono riuniti in un comitato per bloccare il progetto di «Bio Pig», che prevede un grande allevamento di suini e la riqualificazione di un ex caseificio alle porte del centro abitato. Il tutto ha già ottenuto il parere favorevole della Regione Lombardia e dell’Asl di competenza.
A scendere in campo contro l’allevamento dell’azienda nogarese, che ha come progettista il sindaco di Gazzo Stefano Negrini, sono in particolare coloro che temono i cattivi odori che possono derivare da un numero così consistente di maiali e dallo spargimento dei liquami nei campi circostanti. In favore dell’attività si è invece schierata l’intera maggioranza del Pd guidata dal sindaco Katia Stolfinati, che vede nell’arrivo di «Bio Pig» una grande opportunità di sviluppo per l’economia locale. Il 24 settembre – così ha deciso il consiglio comunale – gli elettori di Schivenoglia saranno chiamati perciò alle urne per dire sì oppure no all’insediamento dei maiali. L’azienda agricola nogarese ha tuttavia già acquistato da mesi parte dei terreni che serviranno per l’allevamento e ha anche firmato un preliminare di acquisto per l’ex caseificio. L’arrivo di «Bio Pig» sta agitando anche le forze politiche mantovane e in particolare gli esponenti del Carroccio che si sono già schierati compatti per il no all’allevamento, rivelando anche che un’altra azienda di proprietà della famiglia Cascone sta per insediarsi a Finale Emilia, a pochi chilometri da Sermide, altro Comune del Mantovano al confine tra il Ferrarese e il Modenese, con un progetto di alcune migliaia di maiali.
A Bondeno (Ferrara), dal 1999 è attivo un grande allevamento con annesso impianto di biogas che nei giorni scorsi è stato considerato dal Comune come «attività insalubre di prima classe» e presto verrà chiesto all’azienda di adottare provvedimenti per la tutela della salute dei residenti. Lo scorso anno un progetto identico a quello di Schivenoglia era stato presentato, sempre dall’azienda nogarese, a Ceneselli, in provincia di Rovigo. In quel caso, i residenti si erano ribellati con tanto di blocchi stradali e proteste contro il sindaco del paese e l’imprenditore Cascone, che, vista la sollevazione popolare, aveva deciso di ritirare il progetto. Nel 2008, una delle aziende dell’allevatore di origine campana, la «Porcellino d’Oro», era entrata nel mirino della magistratura veronese nell’ambito dell’inchiesta «Gaio»: secondo l’accusa, gli allevamenti di «Porcellino d’Oro», a Gazzo, sarebbero stati realizzati senza il rispetto delle norme urbanistiche vigenti. La vicenda si concluse poi con la prescrizione del reato. Il comitato di Schivenoglia, in vista della consultazione popolare di settembre, sta raccogliendo la documentazione sul progetto dell’azienda nogarese e ha preso contatti con gli esponenti dei comitati anti-maiali di Ceneselli, Bondeno e Finale Emilia.
Riccardo Mirandola – L’Arena – 4 settembre 2017