Guerra della mozzarella tra Campania e Puglia. A fare da detonatore è stata la proposta avanzata dalla associazione “Treccia dei Trulli” di riconoscimento della denominazione di origine protetta “Mozzarella di Gioia del Colle”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 agosto. Atto propedeutico all’invio del fascicolo a Bruxelles.
Per i campani una denominazione che non identifica correttamente il prodotto pugliese che è realizzato con latte vaccino e che pertanto genera confusione con quello campano prodotto con latte di bufala.
La mozzarella di Bufala Campana Dop, peraltro, acquista sempre maggior appeal sul mercato interno e su quelli esteri: nel 2016 è stato registrato un forte incremento della produzione, con un balzo del 7,2% per un totale di 44,3 milioni di chili. Un successo reso possibile grazie al lavoro di circa 1.400 allevamenti e 108 aziende di trasformazione con una forza lavoro totale di 15mila addetti e che ha un valore al consumo di quasi 570 milioni di euro.
L’iniziativa pugliese ha suscitato accese reazioni in Campania. In primis la Regione Campania ha annunciato che si opporrà fermamente poichè ritiene che la denominazione proposta violi quanto stabilito in materia dalla normativa europea. «La denominazione è, infatti, in parte omonima a quella della Dop “Mozzarella di Bufala Campana”, nome già iscritto nel registro stabilito a norma dell’articolo 11 del Regolamento Ue 1151/2012 – spiega Franco Alfieri, consigliere del presidente De Luca per l’Agricoltura –?Porremo in essere tutte le azioni necessarie per tutelare la mozzarella di bufala campana Dop, prodotto di punta del nostro agroalimentare. Occorre differenziare un prodotto che non ha nulla a che spartire con il nostro, rinomato ed apprezzato in tutto il mondo».
Sulla stessa linea il Consorzio di tutela. «Siamo pronti a tutelare gli interessi della denominazione campana – dice il presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Domenico Raimondo – Stiamo esaminando gli atti nel dettaglio. Ne discuteremo nel cda la prossima settimana».
E aggiunge: «Al di là dei ricorsi e delle soluzioni giuridiche, auspichiamo un confronto tra la Regione Campania, la Regione Puglia e il ministero delle Politiche Agricole per trovare una soluzione condivisa che non scateni guerre e non crei confusione tra i consumatori».
Il Sole 24 Ore – 1 settembre 2017