È in Rianimazione, in prognosi riservata, una ragazza di 19 anni di Montegrotto Terme colpita da meningite.
Martedì sera la giovane ha cominciato a sentirsi male, così è stata accompagnata in Azienda ospedaliera, visitata al Centro Infettivi e poi ricoverata in Rianimazione. «È arrivata in stato confusionale — spiega la dottoressa Annamaria Cattelan, primario degli Infettivi — tracciata la diagnosi di meningite da meningococco, abbiamo subito iniziato la terapia antibiotica, associata ad un farmaco antinfiammatorio. In conseguenza del quadro clinico (fino a ieri mattina la ragazza non era cosciente, ndr ), è stata disposta la permanenza della paziente in Rianimazione, con prognosi riservata, ma confidiamo che possa rientrare presto in reparto». Di solito infatti c’è una buona risposta alla terapia indicata.
Fino a ieri non era ancora stato tipizzato il ceppo di meningococco responsabile della malattia diagnosticata alla giovane (un campione di sangue è stato inviato al Laboratorio di Microbiologia e Virologia interno all’ospedale e diretto dal professor Giorgio Palù) e in attesa del responso l’azienda ha segnalato il caso al Servizio d’Igiene e Sanità pubblica dell’Usl 6 Euganea. I sanitari dovranno ora procedere alla profilassi dei contatti più vicini alla diciannovenne, come familiari e altri soggetti che abbiano lavorato, mangiato, dormito o condotto attività per periodi di tempo prolungati, e soprattutto in ambienti chiusi e affollati, insieme a lei.
Le linee guida predisposte dal ministero della Salute in questi casi stabiliscono che è utile proporre la profilassi con antibiotico alle persone venute a contatto stretto per più ore con l’ammalato, come appunto parenti, compagni di classe, colleghi, amici. In questo frangente le persone da sottoporre a prevenzione sono molte, perché la ragazza fa l’animatrice in un Grest, perciò ieri mattina il Servizio d’Igiene dell’Usl ha rintracciato tutti i soggetti che abbiano avuto a che fare con l’ammalata, i genitori dei bambini iscritti alla comunità infantile citata e gli operatori della stessa, per informarli dell’accaduto e proporre loro la terapia profilattica. Alla quale sono già stati sottoposti i familiari.
Ma siccome la giovane gioca a pallavolo, l’Usl ha dovuto telefonare anche alle sue compagne di squadra, per organizzarne l’opportuna profilassi, conclusa ieri, in giornata. La meningite si trasmette a chi mangia, beve, dorme con il malato. I componenti di una squadra sportiva bevono spesso dalle stesse bottigliette d’acqua, per esempio, sia durante le partite che in allenamento. Insomma, un lavoro non da poco per gli operatori dell’Usl, ma necessario a scongiurare altri contagi.
«Di solito il picco di casi di meningite si verifica tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera — spiega la dottoressa Cattelan — durante l’anno però se ne registrano altri. Soprattutto a carico di persone che frequentano ambienti o comunità affollate, nelle quali possono esserci portatori sani della malattia, che veicolano inconsapevolmente. Di solito vediamo una decina di pazienti l’anno colpiti da meningite da meningococco».
La vaccinazione contro il meningococco C, l’Haemophilus Influenzae B e lo Streptococcus Pneumoniae è offerta in Veneto da molti anni ed è consigliata. Contro il meningococco di tipo B c’è un vaccino offerto gratuitamente con chiamata attiva a tutti i nuovi nati a partire dall’anno di nascita 2015 e ai soggetti con particolari condizioni di rischio; contro il meningococco di tipo A, C, W135 e Y esiste un altro vaccino specifico, il cosiddetto coniugato tetravalente, offerto gratuitamente con chiamata attiva a tutti i nuovi nati al 13° mese di vita e agli adolescenti a 14-15 anni di età e, su richiesta, ai soggetti fino ai 18 anni compiuti, secondo il calendario vigente. E ai soggetti a rischio.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 31 agosto 2017