Mentre le Usl si stanno organizzando per rispondere alle migliaia di richieste di certificati vaccinali, ma anche di vaccinazioni, presentate in questi giorni dai genitori degli alunni di età compresa tra zero a 16 anni, la Regione ha dato mandato all’avvocato Luca Antonini di presentare il secondo ricorso contro l’obbligo vaccinale imposto dalla nuova normativa statale come condizione per la frequenza in asili, elementari, medie e biennio di superiori e Centri professionali. Lo ha annunciato il presidente Luca Zaia nel corso della giunta di ieri: all’impugnazione del decreto Lorenzin davanti alla Corte Costituzionale decisa lo scorso 13 giugno, nei prossimi giorni seguirà un secondo ricorso contro la legge di conversione dello stesso. Con una differenza sostanziale: stavolta il Veneto chiede anche la sospensiva dell’obbligo, per gli studenti da zero a 16 anni, di assumere dieci vaccini: antipoliomelitica, antidifterica, antitetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Pena sanzioni da 100 a 500 euro e la non iscrizione a Nido e materne. E la chiede subito, contestualmente all’inizio dell’anno scolastico.
«Siccome il decreto legge è stato convertito in legge con modificazioni è necessario impugnare anche quest’ultima, che appunto contiene cambiamenti, per esempio il numero di vaccinazioni obbligatorie scende da 12 a 10 (e le multe sono meno salate, prima arrivavano ai 7500 euro, ndr ) — spiega il professor Antonini, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Padova ed esperto di ricorsi in materia di Sanità —. L’obbligo rimane lesivo della normativa regionale, basata su consenso informato, libero convincimento e alleanza terapeutica. La legge di conversione mantiene la rigidità dell’obbligatorietà, con numerose contraddizioni interne già riscontrabili nel decreto legge. Per esempio: secondo la giurisprudenza l’obbligo si giustifica solo quando c’è un interesse della collettività da tutelare che non può essere tutelato in altro modo. Non lo ravviso in relazione alla situazione del Veneto — avverte l’avvocato — che vanta un livello di copertura vaccinale nettamente al di sopra della soglia critica stabilita dall’Oms nell’85%. Il decreto legge confonde la soglia critica con la copertura ottimale del 95% (secondo l’Oms necessaria a garantire l’immunità di gregge, cioè la protezione anche dei soggetti che non possono essere vaccinati per motivi di salute, ndr ). Nel Veneto il livello di copertura è sopra al 90% e senza alcuna costrizione. Non c’è emergenza tale da giustificare il ricorso al decreto legge».
Quanto alla sospensiva, precisa il professor Antonini: «L’avevamo solo annunciata con la prima impugnazione, perchè aspettavamo la legge di conversione, ora la chiediamo ufficialmente. Depositeremo il ricorso nei prossimi giorni». Insomma, continua la «disobbedienza ideologica» del Veneto, che però, come già disse due mesi fa l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella pratica rispetta la legge dello Stato. Anche se con una piccola forma di protesta: venerdì scorso il Dipartimento di Prevenzione ha inviato a tutte le Usl una circolare con le «Prime indicazioni operative regionali per l’applicazione della legge 119 del 31 luglio 2017». «Doveva essere una delibera — rivela l’assessore all’Istruzione, Elena Donazzan — ma il presidente ha deciso di non emanarla perchè i contenuti non sono di nostra competenza». «Con la coercizione non si va da nessuna parte — dice Coletto — la copertura di gregge era già prevista dalla legge regionale 7 del 2007 che aveva sospeso l’obbligo vaccinale. La legge dello Stato, poi, contiene strane indicazioni. Esempio: da zero a 6 anni se non sei vaccinato non vai a scuola, da 7 a 16 anni se paghi la multa ci vai. Non ha senso».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 30 agosto 2017