Camilla di Spirit’s Dog, un nome altisonante che starà bene sul monumento al cane-eroe nel Giardino degli Alberi ad Amatrice. Sarà difficile però che la statua in bronzo dello scultore Egidio Ambrosetti riesca a riprodurre la generosità e la perizia con cui il border collie delle unità cinofile dei Vigili del fuoco correva a fiutare sotto le macerie del sisma, o nel fango dopo le alluvioni. Camilla era unica, per come la descrive il suo addestratore e proprietario Nicola Ronga, ma nella sua effige rappresenterà anche tutti i cani, tutti gli animali che aiutano gli umani nelle tragedie.
Come già il premio internazionale “Fedeltà del cane”, che San Rocco di Camogli le ha assegnato il 16 agosto, la statua ad Amatrice sarà un riconoscimento postumo, perché Camilla è morta lo scorso giugno. «Cercavamo un disperso nella zona di Savona, dove vivo – racconta Nicola Ronga, 32 anni, in forza ai vigili come “discontinuo”, cioè con contratti a tempo determinato – ed è scivolata, forse ha sbattuto su un sasso. L’abbiamo controllata, non ha neanche guaito, ha continuato a lavorare tutto il giorno». Mangiava, sembrava star bene, tanto che Ronga due giorni dopo è partito per Roma, dove aveva la prova del concorso per diventare finalmente Vigile del fuoco a tempo indeterminato. Il concorso non l’ha fatto, appena atterrato a Roma è risalito sull’aereo perché la madre gli ha detto che Camilla stava male. «Sono arrivati da tutto il gruppo cinofilo perché si potesse far donare il sangue agli altri cani – dice Ronga – ma non è servito. Non riesco a farmene una ragione, anche se il veterinario dice che era impossibile salvarla: aveva una microlacerazione al fegato, impossibile da diagnosticare. Ma non è morta da sola, aveva tutti noi intorno».
Amatrice la ricorda mentre raspava tra le macerie dopo il terremoto del 24 agosto, ma Camilla aveva aiutato in tante occasioni e colpisce sentire Ronga raccontare del suo lavoro dicendo sempre “noi”. «Siamo stati impegnati subito dopo l’addestramento per la ricerca in superficie e sotto le macerie. Fin dalla prima esperienza ci siamo intesi con uno sguardo, un cenno. Quando ci chiamavano, non appena mi vedeva indossare l’uniforme capiva ed era subito pronta. Nei periodi in cui non lavorava era depressa, mi inventavo di tutto per tenerla allenata e farla giocare, perché per lei il lavoro era un gioco, è così che li si addestra, senza costrizioni». E pur se è vero che dando la disponibilità, come Ronga, si accetta la regola del contratto a termine, la bravura di Camilla sembrava sprecata.
«La statua è importante – dice ora – ho visto in questi sette anni con lei quante persone sono state salvate dai cani, quanto è stata importante per i vigili del fuoco». E in attesa che sia applicata la legge per la regolarizzazione della sua posizione addestra Kaos, un altro border collie, «ma certo – mormora – chissà quanta gente avremmo ancora potuto aiutare insieme, io e Camilla ».
Repubblica – 22 agosto 2017