La previdenza per i giovani sarà al centro del prossimo incontro tra governo e sindacati del 30 agosto, ed è possibile che si muovano rapidamente i primi passi verso la pensione minima di garanzia. Lo conferma Marco Leonardi, consigliere economico del governo: «Parleremo di quello che si può fare subito. Considerate però le risorse di cui disponiamo, la parte più importante del progetto dovrà essere rinviata al prossimo anno, del resto le pensioni con il contributivo puro cominceranno ad essere frequenti tra 15 anni. Puntiamo a mettere a punto un progetto completo per gli anni a venire».
In effetti anche l’accordo governo-sindacati del 27 settembre parla di “Fase II” per «l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia, legata agli anni di contributi e all’età di uscita, al fine di garantire l’adeguatezza delle pensioni medio-basse ». E il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha parlato più volte di «strada stretta» per la prossima legge di Bilancio. E allora l’intervento possibile che si potrebbe configurare già dal prossimo autunno è l’abolizione o la riduzione delle barriere poste dalla riforma Fornero per l’accesso alla pensione contributiva anticipata (al momento può essere maturata a 63 anni e 7 mesi): è indispensabile che l’assegno maturato sia pari a 2,8 l’assegno sociale (di 448 euro). Soprattutto potrebbe saltare la barriera successiva, quella che rischia di mandare i giovani in pensione molto tardi e con pochi contributi: la legge dispone che per accedere alla pensione di vecchiaia (che in futuro potrebbe maturare a oltre 70 anni), sempre con il “contributivo puro”, occorra aver diritto a un assegno pari almeno a una volta e mezzo l’assegno sociale. Il resto, e cioè l’integrazione delle pensioni troppo basse, verrebbe rimandato a un momento successivo, e soprattutto a risorse successive.
«Non mi sembra una cattiva soluzione, anche perché stiamo parlando di pensioni che si matureranno tra alcuni anni», commenta il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano (Pd), firmatario con Marialuisa Gnecchi di una proposta di legge per l’introduzione della pensione minima di garanzia. «Eliminare intanto le due soglie sarebbe già una grande vittoria, soprattutto per i giovani. E impegnare le prossime legislature per arrivare all’obiettivo della pensione di garanzia mi pare che sia un ottimo programma politico di sinistra. Bisogna però mettere un chip da subito: reintrodurre almeno il meccanismo dell’integrazione della pensione fino all’assegno sociale, che è previsto, ma non per il contributivo. Perché il vero problema delle pensioni future non è tanto il sistema di calcolo, ma quello delle basse retribuzioni e della discontinuità della vita lavorativa». «Si deve arrivare a una vera e propria pensione di garanzia, non a una semplice integrazione del minimo — obiettano alla Cisl — . Ma è chiaro che non tutte le risposte potranno arrivare dalla legge di Bilancio 2018».
Repubblica – 20 agosto 2017