Sette casi di Tbe e quattordici della malattia di Lyme, dall’Usl 1 Dolomiti l’appello a non abbassare la guardia. «Siamo in linea con i numeri dello scorso anno spiega il primario del reparto malattie infettive del San Martino, Ermenegildo Francavilla -, ma la stagione delle zecche non è ancora finita». L’emergenza scattata agli inizi dell’estate 2016 ha indotto molti a ricorrere al vaccino, ma la fetta di popolazione non protetta è ancora ampia e, mentre gli escursionisti restano indecisi se ricorrere o meno alla punturina, il temuto acaro continua a mietere vittime, favorito anche dalle temperature molto calde di questa stagione. Così l’azienda sanitaria invita a ricorrere a tutti gli accorgimenti necessari ad evitare il contatto con l’acaro.
Lo scorso anno il picco di ricoveri verificatosi a inizio stagione all’ospedale di Belluno aveva lanciato a livello nazionale l’allarme per il rischio zecche, quest’anno il numero degli infettati è lo stesso ma meglio spalmato lungo la stagione. «Si sono verificati sette casi di Tbe finora – spiega Francavilla -, non tutti con encefalite. A volte, infatti, capita che la malattia si sviluppi solo con febbre e dolori muscolari tipo un’influenza molto forte». Di queste sette persone un paio non sono state ricoverate poiché hanno scoperto di aver contratto la malattia solo a sintomi esauriti. Gli altri sono già stati tutti dimessi, pare senza strascichi. «Questo fa capire come la malattia possa avere un’espressione molto variegata prosegue il medico -, da sintomi semplici tipo influenza fino alle forme più gravi con encefalite e paralisi che, in alcuni casi, possono portare alla morte. La mortalità per Tbe è del 2%, noi abbiamo superato i 200 casi ma ancora non ci sono stati morti per fortuna, anche se casi di tetraparesi grave ne abbiamo visti».
Insomma, il fatto che il numero di infetti si sia attestato su quello dello scorso anno, senza registrare aumenti, non deve lasciar tranquilli. «La Tbe si sta diffondendo e i casi sono in aumento in tutti i Paesi europei eccetto che in Austria prosegue ancora Francavilla -, perché lì si è effettuata una vaccinazione di massa. Questo non è ancora avvenuto da noi. Il vaccino costa 150 euro e c’è il richiamo ogni tre anni, capisco che per una famiglia possa essere una spesa ma è l’unica forma di protezione». E poi la malattia di Lyme che, sebbene meno grave della Tbe, allo stesso modo registra così tanti casi in provincia da mettere il Bellunese in cima alle classifiche nazionali tanto che l’azienda sanitaria ha fornito la propria casistica all’Istituto superiore della Sanità e oggi è la prima voce in materia. «Dal 1990 ad oggi abbiamo segnalato 1500 casi, di cui 14 quest’anno – conclude il primario -, ma sono numeri sottostimati. Si manifesta come un eritema ma può sfociare anche in forme neurologiche e artrite, anche croniche. È più diffusa della Tbe perciò presenta insidie maggiori».
IL Gazzettino – 19 agosto 2017