Ministra Lorenzin, dopo gli anni di mucca pazza oggi ci risiamo. Lei sta mangiando uova?
«Certamente, preferendo le uova italiane che, a tutt’oggi, risultano esenti dalla contaminazione e provengono da un comparto produttivo sano e fatto in massima parte di operatori seri».
Al di là delle battute, come funzionano i controlli alimentari in Italia? Due giorni fa sono stati bloccati tre lotti di uova in Emilia. Ci possiamo fidare?
«Il sistema italiano per la sicurezza alimentare è efficace, efficiente e ben rodato, citato ad esempio in molte parti del mondo».
Chi controlla quello che finisce sulla nostra tavola?
«Il sistema è formato da tre livelli: quello nazionale, coordinato dal mio ministero e che vede la partecipazione di tutte le altre Amministrazioni centrali con compiti in materia di alimenti , si concretizza nel Piano Nazionale Integrato. È collegato strettamente ai livelli discendenti, regionale e locale (Asl). Il sistema è completato dai nostri uffici di confine e dai laboratori della rete degli Istituti zooprofilattici; si avvale infine della consulenza tecnico scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità e del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare».
E secondo lei è sufficiente?
«Abbiamo anche un altro strumento, potente ed unico nel suo genere per garantire la sicurezza del nostro cibo: i Carabinieri del Nas, un organo di polizia giudiziaria ma anche un corpo di tecnici specializzati che dipendono funzionalmente dal nostro ministero. I Nas ce li invidiano nel mondo».
Bastano queste misure o pensate di aumentarle vista l’emergenza in corso?
«Al momento riteniamo di aver messo in atto le misure necessarie, sulla base delle informazioni disponibili, da una parte per monitorare i flussi delle uova e dei loro derivati potenzialmente contaminati da Fipronil, e dall’altro per incrementare ulteriormente i controlli alle frontiere e sul territorio nazionale. Continueremo a seguire gli sviluppi e se necessario adotteremo ulteriori misure».
Belgio e Olanda fanno a gara a darsi la colpa nello scandalo Fipronil. Ora si scopre che il Consiglio superiore della sanità belga mise in guardia sulla tossicità del Fipronil già nel giugno 2016, ma l’Agenzia per la sicurezza alimentare belga (Afsca) non fece scattare i controlli. Che giudizio ne dà?
«Per quanto riguarda il rimpallo tra Belgio ed Olanda, sulla responsabilità e sullo svolgimento dei fatti, sarà fatta chiarezza dalle indagini in corso in quei Paesi. Certo, se vi è stato un ritardo nelle comunicazioni, e quindi nell’attivazione degli interventi di mitigazione del rischio, dovrà essere oggetto di una riflessione politica».
E Bruxelles?
«La Commissione Ue dovrà proporre soluzioni operative per risolvere eventuali falle».
Quali sono oggi i maggiori rischi alimentari in Italia?
«I rischi, che possono essere soprattutto di natura chimica o microbiologica, sono assolutamente controllati in tutti quei casi, e sono la stragrande maggioranza, nei quali gli operatori del settore seguono le norme e le procedure, anche in autocontrollo, come previsto dalla severa regolamentazione del settore».
Cosa risponde a chi, come Carlo Petrini sulla Stampa, sostiene che la vicenda delle uova al veleno è la logica conseguenza di un sistema che tratta il cibo come fosse una merce, lasciandolo solo al mercato?
«Credo che a fronte di alcuni operatori che guardano solo al business, la maggior parte di essi opera nella consapevolezza dell’importanza del settore per la salute dei cittadini, e con un occhio a proseguire in una tradizione di qualità che caratterizza il cibo italiano; in quest’ottica, pure se siamo fortemente favorevoli, per i diversi aspetti positivi, allo sviluppo della produzione di qualità, alla promozione dei prodotti tradizionali e alle filiere corte, non possono non sottolineare che “industriale” non è necessariamente un attributo negativo del cibo e che questa produzione ha dalla sua degli aspetti di standardizzazione nella produzione e nei controlli che danno garanzie».
La Stampa – 13 agosto 2017