Prosegue la caccia alle uova contaminate dall’insetticida Fipronil distribuite alle aziende italiane. Tre lotti — uno a Bologna e due a Parma — di derivati da uova provenienti da Germania, Belgio e Olanda, sono stati rintracciati e sottoposti a «fermo cautelativo» dalle Asl. Si tratta di prodotti a lunga scadenza, che qualora risultassero conformi dopo i test, potrebbero essere utilizzati e commercializzati.
«Parliamo — precisa l’assessore regionale alla Sanità in Emilia-Romagna, Sergio Venturi — di derivati delle uova, mentre l’uovo di produzione italiana, per le cui necessità siamo sostanzialmente autonomi, è tracciabile attraverso l’etichettatura sul guscio: quella è la sicurezza maggiore per il consumatore, che può aver la certezza che il Fipronil non è stato utilizzato». Per quanto riguarda invece i lavorati, come uova liquide e liofilizzate, Venturi assicura che «la nostra attenzione rimarrà alta fino a quando la situazione non sarà tornata alla completa normalità», ma a quanto risulta i lotti segnalati attraverso la filiera d’allerta internazionale «sono finiti. Abbiamo controllato e non ce ne sono più. Quelli che ci riguardavano sono stati già bloccati».
Intanto, è arrivato a venti l’elenco dei Paesi interessati e potenzialmente colpiti dallo scandalo delle uova. Al sistema di allerta rapido europeo per la sicurezza alimentare Rasff sono affluite anche le segnalazioni di Spagna, Repubblica Ceca e Libano. E secondo i media locali si aggravano le responsabilità delle autorità belghe, in uno scambio di accuse con il Consiglio superiore della Sanità e l’Agenzia per la sicurezza alimentare belga Afsca. Secondo il quotidiano belga Le Soir , un rapporto del Consiglio superiore della Sanità mise in guardia sulla tossicità dell’antiparassitario già nel giugno 2016, ma l’Afsca non fece scattare i controlli. Questa a sua volta si difende spiegando che nell’allerta per possibili alterazioni del sistema endocrino nei bambini non era indicata la potenziale presenza dell’antiparassitario nelle uova. E dalle uova alla carne di pollo, il fronte dello scandalo rischia di allargarsi. La Commissione europea, che venerdì aveva lanciato l’allarme per 15 Paesi dell’Unione, ieri ha fatto sapere che, se è vero che sono coinvolte soprattutto le galline ovaiole, anche «la carne dei polli delle aziende bloccate» in Belgio, Olanda, Francia e Germania, «deve essere controllata, prima di essere messa sul mercato».
Il Belgio sta eseguendo test per rintracciare l’insetticida nella carne delle galline ovaiole, che hanno un mercato soprattutto fuori dall’Europa, in particolare in Africa. Mentre, la stessa agenzia, assicura che il problema Fipronil non si presenta per i polli da carne, che hanno un ciclo di vita molto più breve.
Melania Di Giacomo – Il Corriere della Sera – 13 agosto 2017