Gli esami del sangue degli adolescenti di Montagnana finiscono sul tavolo dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico). Una delegazione di genitori della città murata – che hanno dato vita al Comitato Zero Pfas Montagnana – si è recata a Treviso, nella sede del Noe, per consegnare la documentazione relativa allo stato di salute dei loro figli, in riferimento all’inquinamento da Pfas delle acque nostrane.
Il monitoraggio. La Regione, nei mesi scorsi, ha redatto il “Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta ai Pfas”. Tra le operazioni indicate c’è anche una campagna di esami del sangue, finalizzate a quantificare la concentrazione di Pfas nel sangue, per i cittadini dai 14 ai 65 anni residenti in uno dei dodici Comuni della cosiddetta “Area Rossa A”, realizzata sulla base di parametri di contaminazione delle acque superficiali e profonde. Montagnana è uno di questi Comuni. I primi ad essere chiamati sono i quattordicenni, che a Montagnana sono 76. Per alcuni di questi gli esami sono già stati effettuati all’ospedale di Noventa Vicentina e gli esiti consegnati.
Gli esami. Gli esiti sono già arrivati alle famiglie. I dati relativi alla concentrazione di Pfas «verranno valutati al termine delle rilevazioni in quanto non esistono ad oggi, in letteratura, parametri di confronto», spiega la Regione nella lettera che accompagna l’esito dell’esame firmata dal dottor Rinaldo Zolin, responsabile del Centro Unico Screening dell’Usl 8 Berica. Alcune voci, in realtà, hanno un range di riferimento (è il caso dei Pfoa e dei Pfos, due componenti della più generale famiglia dei Pfas), anche se la Regione sottolinea che è «puramente indicativo, ottenuto da un precedente studio del 2010». Questa rassicurazione evidentemente non basta di fronte a dati che fanno sicuramente impressione. Un ragazzino del 2002, ad esempio, ha numerosi voci nulle, ha 7,7 nanogrammi di Pfos per millilitro di sangue (sotto il limite dei 14,79) ma vanta 294,7 nanogrammi per i Pfoa. Il limite indicato nella lettera sta invece tra 1,15 e 8 (valore dunque superiore di oltre 35 volte il limite). «Non tutte le rilevazioni effettuate rientrano nella normalità» recita ancora la lettera della Regione «inoltre è presente un’alterazione del livello ematico dei Pfas, pertanto sarà contattata da un nostro operatore per fissare un appuntamento con uno specialista in un ambulatorio dedicato, in regime di gratuità».
Della serie: il numero fa paura, probabilmente è meno grave di quanto possa sembrare, ma intanto facciamo una visita. Massima fiducia all’autorità sanitaria, ma 13 genitori montagnanesi, assieme a “colleghi” vicentini, hanno fatto tappa al Noe di Treviso per consegnare questi esami.
L’Usl. «Esiste un protocollo che viene diffuso proprio in questi giorni, nel quale vengono illustrate le strategie di intervento a seconda dei valori registrati dagli esami. Ogni caso sarà valutato da uno specialista. Non c’è da allarmarsi e va posta fiducia nell’intervento che le istituzioni stanno mettendo in atto» sottolinea Ivana Simoncello, direttore del coordinamento dei dipartimenti di prevenzione dell’Usl 6 Euganea. «È bene peraltro ricordare che la contaminazione prolungata da Pfas aumenta sì il rischio di patologie cardiovascolari o del diabete, ma così come succede per uno stile di vita scorretto. Non banalizzo: i
Nello screening a cui sono sottoposti gli adolescenti, non a caso, c’è anche una disamina dello stile di vita del paziente.
Il Mattino di Padova – 13 luglio 2017