Un’altra tacca sul fucile di Sergio Berlato. Il consigliere di Fratelli d’Italia, paladino incontrastato delle doppiette in Regione, ha chiesto e ottenuto ieri dall’aula (26 voti a favore, 12 contrari, 5 astensioni, Stefano Valdegamberi è stato espulso per via delle urla e le offese indirizzate verso l’opposizione) una mozione che impegna la giunta a recedere dal Progetto europeo Wolf Alps (per Berlato «una delle tante dimostrazioni di come si possano sperperare ingenti quantità di risorse pubbliche»); chiedere al governo di attuare subito il Piano di gestione e contenimento del lupo (leggasi libertà di sparare) «così come avviene negli altri paesi dell’Unione europea, in modo da garantire la compatibilità tra la presenza di questo grande carnivoro e le attività umane, dalla Lessinia all’Altopiano dei sette comuni»; organizzarsi per pagare i danni causati dai lupi sul territorio veneto «entro e non oltre sei mesi dalla data dell’accertamento»; installare, a spese della Regione ed in collaborazione con gli allevatori interessati, sistemi di prevenzione.
Una mozione in controtendenza rispetto a quanto dichiarato in passato dal presidente Luca Zaia (che ha sempre rivendicato la piena adesione del Veneto al Progetto Wolf Alps, polemizzando sull’argomento pure con Flavio Tosi, allora sindaco di Verona e segretario della Lega: «Sono sempre stato contrario a sparare a cervi, orsi e anche ai lupi. Non è una soluzione, dobbiamo pretendere delle alternative insieme agli allevatori») ma perfettamente in linea con quanto detto di recente dall’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, che aveva anticipato a giugno l’addio anzitempo al progetto europeo (che scadrà nel 2018) rivendicando di aver già fatto molto sul fronte degli indennizzi e dei dissuasori e annunciando l’imminente scrittura di un piano regionale di controllo.
«Finalmente si realizzano interventi concreti per affrontare i problemi conseguenti alla presenza del lupo in Veneto» ha esultato Berlato, protagonista di una nuova edizione dell’ormai classica tenzone con Andrea Zanoni, anima ambientalista-animalista del Pd: «È sconcertante tanta ignoranza – ha accusato quest’ultimo – il percorso Life Ue non si può interrompere, pena la restituzione di tutti i fondi già erogati (eventualità evidenziata anche da Massimo Giorgetti di Forza Italia, ndr .). I consulenti della Regione hanno attestato che i lupi in Lessinia non sono migliaia, sono sei, altri quattro o cinque sull’altopiano di Asiago, una coppia sul Grappa e una sul Col Visentin nel Bellunese. In totale quelli accertati sono 12, al massimo arriviamo a 15. Prima di arrivare agli abbattimenti il Piano nazionale lupo, ancora in fase di approvazione, prevede ben 22 azioni, che riguardano prevenzione, monitoraggio, informazione e studio. E se si arriva all’abbattimento si parla del 5% come soglia massima della popolazione totale, ovvero nel caso del Veneto si potranno abbattere 0.7 lupi. Cioè nessun abbattimento».
Secondo il Pd (non granitico: Alessandra Moretti, ad esempio, si è astenuta) vi sarebbero stati ritardi nel ricorso ai fondi Ue per la prevenzione, specie per l’acquisto dei cani da pastore e delle recinzioni, e anche nell’espletamento delle pratiche di indennizzo. D’accordo Manuel Brusco del Movimento Cinque Stelle: «Purtroppo è vero che il Life Wolf Alps si è rivelato per il Veneto solo uno spreco di soldi pubblici, ben 6 milioni di euro. Ma vorrei capire chi è responsabile di questo sperpero. Il progetto, che in altre regioni europee ha funzionato, qui da noi non ha portato a niente».
Ma. Bo. – 12 luglio 2017 – Il Corriere del Veneto