Governo e maggioranza, Pd in particolare, provano a compattarsi attorno al Ceta – l’accordo di libero scambio tra Europa e Canada – per evitare brutte sorprese nella marcia verso la ratifica dell’Italia in Parlamento con l’obiettivo di chiudere subito dopo la pausa estiva.
Dopo il sì in commissione Esteri del Senato a fine giugno il Ddl di ratifica è atteso in aula il 25 luglio inseguito, ormai da alcune settimane, da una coda di polemiche per le proteste dei detrattori (Coldiretti e Cgil tra tutti) e con la maggioranza che comincia a scricchiolare con alcune voci che sollevano più di un dubbio sulla bontà del Trattato, anche all’interno del Pd. Il rischio di rallentamenti o improvvise frenate è dunque dietro l’angolo. Da qui la riunione organizzata ieri dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato con i ministri dello Sviluppo economico Carlo Calenda e delle Politiche agricole Maurizio Martina a cui hanno partecipato i deputati del partito democratico e in cui i due ministri hanno provato a raccontare i punti di forza del Ceta, tentando anche di smontare alcune delle informazioni errate che si sono diffuse nelle ultime settimane. In particolare Calenda ha colto l’occasione dell’incontro con i deputati Pd per chiarire alcuni punti controversi del dibattito attorno al Ceta che negli ultimi giorni si è fatto sempre più acceso. Sotto la lente in particolare alcune delle critiche sollevate dalla Coldiretti: dal principio di precauzione che – ha ricordato il ministro delllo Sviluppo economico – non viene messo in discussione dal trattato al mantenimento dei controlli sanitari e fitosanitari per i prodotti dal Canada fino allo spettro delle carni con ormoni che continueranno invece a non poter essere importate nell’Unione. Respinto al mittente anche il presunto squilibrio nella liberalizzazione tariffaria: su questo fronte Calenda ha ricordato che a regime sarà liberalizzato il 98,6% delle linee tariffarie e il 98,7% di quelle europee. In particolare poi il ministro Martina ha ricordato le grandi opportunità per il settore vitivinicolo in Canada per il quale si apriranno opportunità importanti di export.
«Abbiamo apprezzato l’intervento dei ministri sui contenuti dell’accordo », fanno sapere i deputati Nicodemo Oliverio, capogruppo in commissione Agricoltura e Tino Iannuzzi, vicepresidente della commissione Ambiente. Che hanno sottolineato comunque la necessità di un «confronto» e di un «dialogo aperto» con le diverse realtà del mondo agricolo, sociale ed associativo, «che hanno avanzato preoccupazioni degne della massima attenzione».
In particolare, secondo i parlamentari occorre «salvaguardare le tante eccellenze Dop e Igp dell’agroalimentare che non possono essere pregiudicate dal mancato riconoscimento quali Indicazioni geograficamente protette e dalla concorrenza di prodotti che hanno Indicazioni analoghe in Canada». Infine i due deputati hanno chiesto ulteriore impegno del Governo in Europa per etichettatura e tracciabilità del grano, «autentica carta di identità delle nostre produzioni. Occorre, pertanto, valutare bene tali questioni essenziali per la tutela e la crescita della nostra agricoltura che dà un grande impulso al made in Italy».
I possibili rallentamenti parlamentari non fermeranno comunque l’entrata in vigore del Ceta che scatterà dal 21 settembre, come hanno deciso il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e il premier canadese Justin Trudeau durante il vertice del G20 ad Amburgo dei giorni scorsi. Il Ceta sarà infatti applicato “provvisoriamente” come hanno spiegato in una nota congiunta l’Ue e il paese nordamericano in attesa della sua piena validità quando tutti i 28 parlamenti dei paesi Ue l’avranno approvato.
Il Parlamento italiano al momento è tra i primi in Europa (dopo Lettonia e Danimarca) a voler procedere spedito nella ratifica del Ceta che nel passaggio in commissione ha ricevuto il sostegno di Pd, centristi e Forza Italia Contrari invece M5S, Gal, Sinistra italiana e Lega.
Marzio Bartoloni – IL Sole 24 Ore – 12 luglio 2017