L’Asiago è già canadese. Lo rivela Coldiretti Veneto che proprio oggi in occasione della manifestazione “#Stop Ceta” in Piazza Montecitorio a Roma lo ha scovato ed esposto tra i prodotti del “maxi pacco” dono del falso Made in Italy con le imitazioni delle specialità nazionali piu’ prestigiose. “Per la prima volta nella storia – spiega Martino Cerantola alla guida della delegazione veneta – l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy piu’ prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dal nostro Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele”.
L’iniziativa è condivisa con un’inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di fermare un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia. La svendita dei marchi storici del patrimonio agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. Per denunciare il fattaccio è stato esibito per la prima volta su un banco della Coldiretti il cesto degli orrori con formaggi e salumi, realizzati già in Canada e che il paese nordamericano sarà di fatto autorizzato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo con la ratifica del trattato. Nel cesto della Coldiretti tra i vari prodotti ci sono oltre l’Asiago, Romano, Montasio, pecorino friulano, romanello, scamorze, Crotonese, Fontina, provoloncino friulano salami, cacciatore salami, veneto salami, mortadella Italia salami, prosciuttino Italia salami, soppressata salami Italia, Siciliano italian style salami, Toscano italian style salami, Napoli italian style salami e San Daniele prosciutto tutti rigorosamente prodotti in Canada. Ma nessun limite è previsto nell’intesa neppure per i wine kit che promettono di produrre in poche settimane le etichette più famose dei vini italiani, dal Chianti al Valpolicella, dal Barolo al Verdicchio che il Canada produce ed esporta in grandi quantità in tutto il mondo.
“Siamo assolutamente d’accordo con la Coldiretti e sosteniamo questa iniziativa contro il Ceta a difesa delle eccellenze agroalimentari del nostro territorio”. A dirlo il capogruppo del PD Stefano Fracasso e il consigliere Graziano Azzalin alla vigilia della manifestazione che domani porterà a Roma migliaia di agricoltori, anche dal Veneto, per ribadire la contrarietà all’accordo di libero scambio con il Canada che rischia di penalizzare in maniera pesante il settore primario. Una mobilitazione che vedrà protagoniste davanti Montecitorio numerose sigle, dalla Cgil a Legambiente, passando per le associazioni dei consumatori.
“Non possiamo non pensare a ‘come’ e ‘cosa’ si produce. Sviluppo sostenibile non è un’espressione neutra. Con il Ceta ci sarà l’abbattimento di oltre il 90% delle barriere tariffarie, ma non si può certo liquidare il tutto come protezionismo. Per le produzioni tipiche e di eccellenza del Veneto infatti sarebbe un duro colpo. Per esempio il protocollo, per come è stato redatto, tutela da possibili contraffazioni appena 11 prodotti Dop e Igp su 36, addirittura 41 su 288 a livello nazionale. Tra gli ortaggi si salva solo il Radicchio rosso di Treviso, non il Variegato di Castelfranco né l’Insalata di Lusia, tra i formaggi il Grana Padano e l’Asiago, non il Montasio o il Piave, il Monte Veronese. E, ancora, nessun riconoscimento per Miele delle Dolomiti, Riso del Delta del Po e Prosciutto veneto Berico-euganeo. Saranno perfettamente legali le volgarizzazioni, truffaldine, come “Parmesan” o “Wisantigo asiago cheese” che coesisteranno con le nostre denominazioni autentiche”.
“A questo – proseguono lanciando l’allarme i due consiglieri democratici – va aggiunto il discorso legato alla sicurezza alimentare. L’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie permetterà ai prodotti alimentari canadesi di non sottostare a nuovi controlli nei Paesi dove verranno venduti, nonostante siano impiegate sostanze attive vietate nel’Unione Europea. Siamo convinti che con una deregolamentazione fatta in questo modo i danni siano molto maggiori rispetto ai benefici. Perciò – concludono Fracasso e Azzalin – è giusto fare tutto il possibile affinché l’accordo venga riconsiderato coinvolgendo il mondo agricolo, dal quale non si può assolutamente prescindere. Anche perché potrà poi essere replicato tale e quale con altri Paesi, in primis gli Stati Uniti”.
5 luglio 2017