È morta l’anziana padovana affetta dalla sindrome di Creutzfeldt-Jakob, malattia neurodegenerativa rara dello stesso ceppo del tristemente noto morbo della mucca pazza. La malattia di Creutzfeldt-Jakob le è stata a diagnosticata a Verona dove c’è un centro di riferimento sanitario per patologie di questo tipo, e l’odissea di questa madre di famiglia nonché nonna è stata molto rapida: i primi segni della sindrome si sono verificati in aprile, quindi a maggio la signora è stata ricoverata prima all’ospedale Sant’Antonio di Padova, poi trasferita nella città scaligera per approfondimenti e da dove, Federica Cappellato alla luce dell’avvenuta diagnosi, è stata riportata a Padova, stavolta in Azienda ospedaliera universitaria.
Tre giorni fa, stante il quadro clinico gravissimo e purtroppo definitivo senza più possibilità di spiragli di speranza, l’anziana donna è stata portata all’Hospice Paolo VI dell’Immacolata Concezione alla Mandria: è qui, in una stanza al primo piano della struttura, che ieri notte è spirata. Un’encefalopatia spongiforme, mortale e dai contorni ancora poco conosciuti, se l’è portata via. Le autorità sanitarie, dal canto loro, assicurano che solo l’esame autoptico sarà in grado di chiarire la natura della malattia, ovvero se si tratta della variante umana o di quella bovina del morbo. La donna era già stata sottoposta a un particolare esame del liquido spinale, messo a punto da un team di ricercatori dell’Università di Verona, il cui referto non lascia dubbi: il test era risultato positivo confermando il sospetto clinico di malattia di Creutzfeldt-Jakob. Il calvario della signora è durato, tra un ospedale e l’altro, in tutto cinquantuno giorni: circa un mese fa è stata ricoverata per seri problemi motori e cognitivi all’ospedale Sant’Antonio. La situazione si è velocemente aggravata, tanto che i parenti dell’anziana hanno deciso di trasferirla a Verona, dove una squadra di scienziati sta studiando proprio questa malattia e mettendo a punto nuovi mezzi diagnostici che consentono di verificare la presenza del morbo anche prima della morte del paziente. Conoscere la causa non ha permesso però di somministrare alcuna terapia. Cura infatti non esiste. Nessun miglioramento, anzi, ma un inesorabile, continuo peggioramento. E sì che la signora, appena ad aprile scorso, era in perfetta forma, non accusava alcun sintomo e continuava a coltivare una delle sue passioni, il ballo. Poi malesseri, giramenti di testa, tremolii. Pensavano fosse un’ischemia, come risultato da una prima tac. Funerali bloccati, ora, in attesa di fugare tutti i dubbi.
Tratto dal Gazzettino – 4 luglio 2017