Francesco Cerisano. Dopo otto anni di stallo si riaprono le trattative per il rinnovo dei contratti dei 3,3 milioni di lavoratori statali. Ieri hanno preso il via ufficialmente le trattative tra Aran e sindacati che dovrebbero, nelle intenzioni del ministro Marianna Madia, portare al nuovo contratto del pubblico impiego «entro i primi giorni di ottobre». E da luglio si aprirà anche il tavolo per il rinnovo dei contratti delle forze di polizia, vigili del fuoco e altre carriere speciali.
Tuttavia, lo scoglio principali sulla strada dell’accordo saranno le risorse. L’intesa conclusa tra governo e sindacati il 30 novembre 2016 prevede infatti aumenti medi mensili di 85 euro per i quali, al momento, non ci sono soldi sufficienti. A mettere le mani avanti è stato lo stesso presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, che ha auspicato che ulteriori fondi vengano stanziati dalla prossima legge di bilancio. Risorse a parte, Aran e sindacati dovranno tenere conto del mutato quadro normativo, che ha ridotto i comparti da 11 a 4, oltre a valorizzare il ruolo della contrattazione collettiva su salario accessorio e produttività. «È importante che i tavoli negoziali sappiano interpretare la domanda di innovazione della pubblica amministrazione, riuscendo a legare il più possibile quote di salario accessorio a obiettivi di organizzazione che siano individuabili e riconoscibili come miglioramenti concreti per utenti e cittadini», ha osservato il numero uno dell’Aran.
Altro tema caldo saranno i procedimenti disciplinari, velocizzati dalla riforma Madia, su cui Aran e sindacati dovranno lavorare per «armonizzare le discipline precedenti al nuovo quadro normativo». Senza dimenticare welfare contrattuale e previdenza complementare su cui, ha detto Gasparrini, «vanno trovate soluzioni innovative che, pur scontando i vincoli in termini di risorse utilizzabili, diano risposte ai problemi concreti di assistenza e previdenza che interessano anche il mondo del lavoro pubblico».
I sindacati per il momento restano cauti e non potrebbe essere diversamente visto che, come tutti hanno ammesso, si è trattato di un «incontro introduttivo nel quale sono stati illustrati i punti focali dell’atto di indirizzo all’Aran».
«Chiediamo che siano rispettati i contenuti dell’intesa del 30 novembre sia per quanto riguarda l’incremento retributivo degli 85 euro, da assegnarsi interamente al tabellare, sia per quanto riguarda la necessità di neutralizzare gli effetti dell’aumento contrattuale al fine di non perdere i benefici del bonus Renzi», ha dichiarato a ItaliaOggi, Maurizio Petriccioli, commissario della Cisl Fp, che ha ribadito la richiesta di ricondurre alla contrattazione e alle relazioni sindacali tutti gli istituti legati all’organizzazione, all’orario e al rapporto di lavoro. «Abbiamo ulteriormente ribadito», ha proseguito Petriccioli, riferendosi alla riduzione del numero dei comparti, «che l’accorpamento non può e non deve cancellare le storie contrattuali che fino ad oggi hanno tracciato le relazioni sindacali di importanti servizi pubblici. Di qui la nostra richiesta di prevedere sezioni contrattuali apposite per le realtà amministrative e le identità professionali più specifiche».
La leader della Fp-Cgil, Serena Sorrentino, dal canto suo, ha chiesto all’Aran un negoziato vero senza rinvii a fine anno in attesa delle risorse da stanziare nella prossima legge di bilancio. Sorrentino, a differenza di quanto più cautamente affermato dal presidente dell’Aran, da per scontato lo stanziamento dei fondi per l’aumento di 85 euro che, sottolinea, «sono risorse impegnate nel Def». «Si può dunque fare subito il contratto e inserire una clausola per cui gli aumenti vengano dati in due tranche». I rappresentanti della Uil (dal segretario confederale Antonio Foccillo ai segretari delle categorie del pubblico impiego Michelangelo Librandi, Nicola Turco, Pino Turi e Sonia Ostrica) hanno ribadito la necessità di defiscalizzare il salario di produttività «anche per evitare ripercussioni sulla fruizione del c.d. bonus Renzi» e hanno chiesto che venga chiuso l’accordo su permessi e malattie, fermo all’Aran. «La sua impostazione», hanno sottolineato i rappresentanti della Uil, «è per tutelare i diritti dei dipendenti e non per penalizzarli, perciò va reso parte integrante del nuovo contratto».
ItaliaOggi – 28 giugno 2017
Rinnovo contratti Pa, al via tavolo Governo-sindacati. Confronto sulle regole in attesa delle risorse. Madia: chiudere entro ottobre
Potrebbe essere affinato il meccanismo scritto nella prima bozza di direttiva per evitare che gli aumenti contrattuali per i dipendenti pubblici cancellino il bonus di 80 euro per chi ha un reddito attuale fra 24 e 26mila euro.
La direttiva dovrebbe ottenere nei prossimi 7-10 giorni il via libera ufficiale da parte del ministero dell’Economia, per permettere l’avvio operativo delle trattative sul rinnovo dei contratti pubblici. Nell’attesa, ieri si è tenuto il primo incontro fra l’Aran e i sindacati per cominciare a mettere in fila i tanti temi, di metodo e di merito, che saranno al centro dei tavoli dei quattro comitati di settore (Pa centrale, scuola-università, regioni-enti locali e sanità).
Per il momento, le posizioni restano distanti, con la richiesta sindacale di applicare sul tabellare tutti gli 85 euro di aumento medio promessi dall’intesa del 30 novembre mentre l’Aran pone l’attenzione sull’esigenza di collegare quote crescenti di risorse, e di salario accessorio, sui risultati. Per il momento, però, si tratta del classico avvio di trattativa, destinato ad accelerare con l’arrivo della direttiva ufficiale. La ministra della Pa Marianna Madia punta a chiudere i rinnovi entro ottobre.
Prima riunione, dopo uno stop durato otto anni, del tavolo Governo-sindacati per la messa a punto dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, ieri a Roma presso l’Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza negoziale delle Pa che segue il dossier per conto di palazzo Chigi. Via Facebook, dalla ministra Marianna Madia che ha “firmato” l’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti Pa 2016-2018 arriva l’auspicio di un confronto rapido, da concludere «entro i primi giorni di ottobre». Tre mesi quindi per portare a compimento i negoziati. Per Madia «siamo all’ultimo miglio di un percorso avviato nei mille giorni del Governo Renzi». Il rinnovo, spiega, «non ha solo un valore economico, che pure conta» ma «è anche un pezzo di un mosaico più grande: la riforma della Pa, che ora ha concluso la sua fase normativa».
Sindacati compatti: «Tempi stretti» per le trattative
L’ottimismo prevale anche sul fronte sindacale. Per il segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo, l’auspicio è di «arrivare rapidamente ai nuovi contratti», così come la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan, che si augura «tempi più stretti possibili» in modo da «dare una risposta efficace» ai «circa 3,3 milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto». Da tempo, sottolinea, «continuiamo a dire che la contrattazione è lo strumento principe. Questo significa assicurare qualità dei servizi e dare risposte anche ai bisogni dei lavoratori». Spera in tempi stretti anche la leader Cgil, Susanna Camusso, che chiede anche al Governo di «confermare l’esistenza delle risorse che oggi per una parte non sono ancora presenti». Per la Cgil si tratta infatti di stabilizzare l’accordo sul rinnovo del 30 novembre 2016 e quanto previsto dal Def, «nella consapevolezza che gli 85 euro andranno sui trattamenti fondamentali, e che le nostre controparti condividano un sistema di relazioni sindacali che ridia piena titolarità alla contrattazione».
Confronto sulle regole in attesa delle risorse
In attesa che la legge di bilancio stanzi l’ultima tranche di risorse necessarie a finanziare il rinnovo (stimate in circa 1,2-1,3 miliardi di euro) il confronto delle prossime settimane si concentrerà sulle regole. E tra i primi punti in agenda ci sono le assenze per malattia: tra le ipotesi allo studio, la possibilità di spacchettare la malattia in ore per le visite specialistiche. Il cantiere del nuovo contratto toccherà anche il capitolo dei permessi, rendendoli più flessibili così da venire incontro alle esigenze di Pa e personale. Per coniugare flessibilità e lotta agli abusi si pensa ad esempio alla programmazione delle assenze dovute alla legge 104. Il contratto dovrebbe anche prevedere un sistema di incentivi e penalizzazioni per evitare alti tassi di assenza. Una novità importante riguarda le modalità del confronto: la trattativa si dividerà infatti su 4 tavoli (centrale, locale, sanità e istruzione), semplificando il lavoro rispetto agli 11 settori del passato.
Aran: prioritario legare salario accessorio a obiettivi
Le priorità del confronto con i sindacati – dalla produttività alle sanzioni disciplinari, passando per un nuovo modello dei relazioni sindacali – sono state ribadite anche in una nota diffusa dall’Aran al termine della prima riunione. Per il presidente dell’Agenzia, Sergio Gasparrini, i tavoli avviati oggi dovranno «interpretare la domanda di innovazione della Pa, riuscendo a legare il più possibile quote di salario accessorio ad obiettivi di organizzazione che siano individuabili e riconoscibili come “miglioramenti concreti”». Progressi sono attesi anche sui fronti welfare contrattuale e previdenza complementare, «valorizzando il percorso già fatto nella costituzione dei fondi pensione e le esperienze di welfare contrattuali già sperimentate con successo in alcuni settori». La sfida, conclude Gasparrini, è di trovare «soluzioni innovative che, pur scontando i vincoli in termini di risorse utilizzabili, diano risposte» ai «problemi concreti di assistenza e previdenza che interessano anche il mondo del lavoro pubblico».
Il Sole 24 Ore – 28 giugno 2017